Pur di rafreddare gli animi e calmare le speculazioni, la Commissione europea ha confermato ieri che Bruxelles sta valutando se e come permettere al governo italiano di effettuare ricapitalizzazioni precauzionali nel settore bancario, messo a dura prova dalla volatilità di mercato e oberato dagli elevati livelli di sofferenze creditizie. Al centro della trattativa diplomatica, sempre complessa, c’è il desiderio di evitare un eccessivo impatto per gli investitori.
«Siamo in contatto con le autorità italiane» ha confermato ieri pomeriggio a Bruxelles un portavoce della Commissione Ue, in linea con quanto aveva detto venerdì il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker. «Sulla base di precedenti, vi sono numerose soluzioni che possono essere trovate nel pieno rispetto delle regole comunitarie e che permettono di affrontare carenze di capitale e di liquidità senza un impatto negativo per gli investitori non istituzionali».
“Un eventuale accordo tra Roma e Bruxelles deve tenere conto sia delle regole sugli aiuti pubblici che delle nuove norme sui salvataggi bancari”
Un eventuale accordo tra Roma e Bruxelles deve tenere conto sia delle regole sugli aiuti pubblici che delle nuove norme sui salvataggi bancari. La direttiva sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito (nota con l'acronimo Brrd) prevede la possibilità di effettuare ricapitalizzazioni precauzionali con denaro pubblico, anche senza mettere la banca in risoluzione, ma rispettando requisiti e condizioni. Così è stato fatto in Grecia nel recente passato (si veda Il Sole-24 Ore di giovedì).
La ricapitalizzazione precauzionale ex articolo 32 della direttiva Brrd deve avvenire sulla base di uno stress test che rivela necessità finanziarie e dopo una analisi banca per banca. Le regole prevedono una condivisione dei costi (burden sharing) da parte di azionisti e di creditori non privilegiati (junior creditors). Spiega un esponente comunitario: «Le regole permettono di evitare un costo eccessivo per gli investitori non istituzionali nel caso di impatto sproporzionato o di rischi finanziari».
Le stesse regole permettono anche a un investitore di rifarsi, se può dimostrare il raggiro al momento dell’acquisto. Secondo le informazioni di ieri sera, Roma e Bruxelles divergono sul burden sharing: la Commissione è pronta nel caso a sospenderla per proteggere gli investitori non istituzionali, mentre l’Italia vorrebbe una sospensione estesa anche agli investitori istituzionali. Sul fronte della liquidità, per evitare eventuali strette Bruxelles ha autorizzato lo Stato a concedere garanzie per 150 miliardi di euro (si veda Il Sole-24 Ore di venerdì).
La discussione è difficile. Il governo italiano è stretto tra la preoccupazione di aiutare le banche e il desiderio di evitare un impopolare contributo agli investitori a ridosso del controverso referendum di fine anno sulla riforma del Senato. La Commissione è combattuta tra la consapevolezza dei rischi elevati insiti nella forte volatilità dei mercati e la paura di creare un precedente che potrebbe violare le regole o comunque minare la credibilità dell'assetto regolamentare.
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