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Rifugiati e lavoro, l’Ue: investire in politiche di integrazione

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Rifugiati e lavoro, l’Ue: investire in politiche di integrazione

L’integrazione passa anche per il lavoro. Con una risoluzione non legislativa il Parlamento europeo richiama l’attenzione sull'importanza di creare le condizioni per l'accesso dei migranti al mondo del lavoro. Un alloggio, un lavoro, la possibilità di formarsi e istruirsi, l'accesso all'assistenza sanitaria e alla protezione sociale, possono restituire dignità e autostima a rifugiati e richiedenti asilo.

Investire in politiche di integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, può rappresentare una opportunità di sviluppo economico e culturale anche per i paesi europei: con un impiego i rifugiati hanno la possibilità di rendersi indipendenti e di contribuire all'economia dei paesi ospitanti. È quanto sostiene il testo del rapporto presentato durante la plenaria a Strasburgo dal relatore ed eurodeputato dei Socialisti e Democratici Brando Benifei sull'inclusione sociale e integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro.

“Un alloggio, un lavoro, l’accesso all'assistenza sanitaria possono restituire dignità a rifugiati e richiedenti asilo ”

 

«È una sfida che comporta la necessità di investire maggiori risorse pubbliche – aggiunge Benifei - sia da parte degli Stati membri che dell’Unione. In particolare, chiediamo alla Commissione che il Fondo sociale europeo venga portato al 25% del bilancio della Politica di coesione. Non dobbiamo, infatti, correre il rischio che le risorse per l'integrazione vengano sottratte ad altre categorie vulnerabili quali giovani disoccupati, disoccupati di lungo periodo, disabili; è necessario un maggior sostegno finanziario diretto agli Enti locali, alla società civile, alle associazioni di volontariato che sono in prima linea sul fronte delle politiche di accoglienza e integrazione».

Le richieste d’asilo pervenute in Europa nel 2015, secondo recenti dati Eurostat, ammontano a 1.325.560 ( oltre un milione giunto via mare), lo status di rifugiato o protezione internazionale è stato riconosciuto a 292.540 ( in Italia 29.615 ).
Le procedure per la concessione dell'asilo e le condizioni per l'accesso al mercato del lavoro differiscono notevolmente in tutta l'Ue e anche fra i rifugiati sussistono grandi differenze in età, istruzione e competenze di lavoro, come sottolinea il rapporto. Per questo si rende necessario, secondo gli eurodeputati, lavorare anche sulle procedure di riconoscimento delle qualifiche e competenze dei richiedenti asilo , con valutazioni più tempestive, trasparenti ed eque per un corretto inserimento nel mondo del lavoro. Questo non porterebbe a un dumping retributivo per i rifugiati o alla creazione di un mercato del lavoro alternativo per rifugiati, secondo quanto sostengono gli eurodeputati. Scelta strategica la decisione di non attingere dai fondi destinati alle politiche per la disoccupazione giovanile e di lunga durata messi a disposizione in luoghi e regioni Ue dove i livelli di inoccupazione sono ancora elevati, quanto di crearne di nuovi ad hoc per sostenere l'occupazione dei migranti.

«Come relatrice del parere – ha dichiarato l’europarlamentare Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura al termine del voto in seduta plenaria- ho ribadito con forza l'appello lanciato in Commissione Cultura affinché l'Ue e gli stati membri istituiscano “corridoi educativi” attraverso la promozione di accordi con le università europee e l'Unione delle università del Mediterraneo (Unimed) per ospitare studenti rifugiati provenienti da zone di conflitto, in modo da facilitare il loro accesso al mondo delle lavoro e l'inclusione nella società civile, sulla base delle iniziative positive già adottate in materia da numerose università europee. Allo stesso tempo abbiamo chiesto che venga garantito un sostegno mirato ai bambini e ai giovani rifugiati e richiedenti asilo che entrano nel sistema scolastico, con corsi intensivi di lingua e programmi di introduzione generale, compreso il supporto pedagogico, per consentire loro di inserirsi quanto prima nelle classi regolari, perché l'istruzione non è un secondo tempo dell'emergenza umanitari».

Un sistema di insegnamento della lingua
Tra gli obiettivi prioritari: un sistema di insegnamento della lingua del paese ospitante anche per l'apprendimento di un linguaggio professionale che renda più semplice l'inserimento del migrante in un ambiente lavorativo. La risoluzione richiama a un impegno maggiore nella lotta contro la xenofobia e le discriminazioni, allo stesso tempo sottolinea l'importanza di garantire ai rifugiati l'accesso a corsi sui valori e i diritti fondamentali europei e la cultura Ue. Critica sul testo della risoluzione, approvato da 486 voti favorevoli, 189 contrari e 28 astenuti, è invece l'eurodeputata dei Popolari Europei Elisabetta Gardini che accusa il partito democratico e il premier Renzi di «non pensare ai disoccupati italiani. Per il PD in Europa i rifugiati vengono prima dei nostri cittadini». «Il Parlamento – conclude l’eurodeputato Benifei- ha respinto i vari tentativi da parte della destra xenofoba e populista di affossare la Relazione e di avvelenare il dibattito con mistificazioni e menzogne. Sono orgoglioso del voto contrario di Marine Le Pen, Matteo Salvini e Nigel Farage, in netta minoranza nell'Aula».

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