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Nato: almeno 3mila uomini tra Polonia e Baltici. Dopo Brexit la Ue…

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SICUREZZA COMUNE

Nato: almeno 3mila uomini tra Polonia e Baltici. Dopo Brexit la Ue rilancia su sicurezza comune

(Reuters)
(Reuters)

VARSAVIA – L'ultimo summit Nato della presidenza Obama cerca di non tradire le aspettative di quei Paesi, primi fra tutti Polonia e Baltici, che chiedono all'Alleanza un impegno maggiore di uomini e mezzi sul fronte orientale per contrastare le politiche nazionalistiche di Putin. Una decisione in tal senso verrà presa al vertice Nato di Varsavia. Complessivamente saranno circa 3mila i militari che verranno schierati in Polonia e nei tre Paesi baltici.

Solo gli Stati Uniti dispiegheranno mille soldati per il battaglione Nato in Polonia come ha anticipato oggi il presidente americano Barack Obama mentre il Regno Unito intende mantenere un ruolo cruciale nella Nato a dispetto del divorzio dell'Ue e annuncia l'invio di altri 650 militari sul 'fronte orientale'. Se a questi si aggiungono i contributi degli altri Paesi Nato si arriva a 3mila uomini. Il Cremlino ha reso noto che sta seguendo “con attenzione” il summit della Nato e si augura che “alla fine prevalga il buon senso” perché la “Russia e' sempre stata aperta al dialogo ed e' interessata alla cooperazione, ma solo quella reciprocamente vantaggiosa, che tiene conto dei rispettivi interessi”.

LE FORZE CONVENZIONALI NATO IN EUROPA ORIENTALE

La prima giornata del vertice ha visto la firma della dichiarazione di cooperazione tra Ue e Nato. Un modo per rilanciare una cooperazione mai venita meno ma che oggi ritrova un significato particolare dopo il referendum sulla Brexit. Una “una decisione storica”, l'ha definita il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, dopo la cerimonia della firma con i presidenti del Consiglio europeo, Donald Tusk, e della Commissione europea, Jean Claude Juncker. Entrambe le organizzazioni, secondo Stoltenberg hanno “gli strumenti per affrontare da sole” le sfide ma “insieme siamo un team formidabile”. Soddisfatto anche il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker secondo il quale “viviamo in un mondo incerto e pieno di minacce ma l'Ue, gli Usa e la Nato sono pilastri dell'ordine mondiale per assicurare pace e prosperità a noi e inostri vicini. Siamo uniti nella difesa dello stato di diritto e la tutela dei diritti umani e della libertà”. Anche il presidente americano Barack Obama (che ha avuto un colloquio con il premer inglese David Cameron) si è augurato che il negoziato tra Londra e Bruxelles non avvenga con toni conflittuali e ha ricordato che “l'Europa unita è una delle più grandi conquiste dei tempi moderni” e “deve essere preservata”.

Ma se l'amministrazione americana uscente guarda con preoccupazione alla Brexit gli alleati europei della Nato hanno chiesto ad Obama di riassicurarli sul futuro politico degli Stati Uniti. Se dovesse vincere Donald Trump ha già fatto sapere avvierà un ripensamento sulla nato e sul ruolo americano nell'Alleanza.

Un mondo pacifico e prospero era il sogno iniziale dell'Alleanza atlantica nata per difendere l'occidente dai pericoli del blocco sovietico costretta poi a cambiare pelle dal crollo del muro di Berlino e dall'11 settembre. Oggi in un mondo fragile e insicuro dominato dalla paura in cui la leadership americana vacilla sotto i colpi di uno scontro razziale senza precedenti (come indicano i fatti di Dallas) la Nato cerca di tornare alle origini contenendo lo strapotere della federazione russa ma nello stesso tempo governando fenomeni globali come il terrorismo islamista, l'immigrazione nel Mediterranero, la crisi siriana e quella afgana. A Varsavia oggi e domani i capi di stato e di governo dei 28 Paesi Nato sono chiamati a dare risposte concrete a quei Paesi dell'Est che vedono nella Russia un pericoloso ingombrante vicino ma la sfida più grossa non riguarda il numero dei militari o dei mezzi da dispiegare quanto la nuova filosofia che dovrà guidare l'organizzazione in un mondo multipolare. Le premesse non sono affatto buone perché quello abbiamo di fronte è un mondo nuovo e pericoloso, un mondo che i padri fondatori della Nato nel ‘49 non potevano neppure lontanamente immaginare ma che impone a tutti, necessariamente, maggiore responsabilità e cooperazione.

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