
NEW YORK - Doveva essere un vertice come tanti altri e invece, con l’Europa in difficoltà economica oltre che politica, con Vladimir Putin che preme ai confini orientali, il summit Nato che si apre oggi a Varsavia diventa improvvisamente chiave, più sul piano politico che su quello militare: sarà infatti il primo appuntamento dopo Brexit, il primo momento in cui si potrà valutare in modo concreto l’impatto anche piscologico del voto britannico per uscire dall’Europa.
Per questo l’obiettivo più importante, a partire da oggi, sarà quello di riaffermare la solidità del fronte unico europeo nel momento in cui il multilateralismo sembra sgretolarsi e l’America stessa appare confusa nel suo ruolo di leadership.
Barack Obama è già arrivato a Varsavia ieri notte proprio con l’obiettivo di rassicurare, di riaffermare alcune certezze tra i molti dubbi e le molte paure emerse dopo la spaccatura UE/UK. Sul piano simbolico, la tappa a Varsavia sarà la sua ultima visita programmata in Europa, Varsavia, dove nacque l’alleanza militare organizzata dall’Unione Sovietica che definì i contorni della guerra Fredda. Varsavia, capitale europea strapazzata nei secoli dalla Russia e cuore della resistenza che gettò con Lech Walesa le fondamenta per la caduta dell’impero sovietico. Per Obama sarà anche l’ultimo vertice per dare prospettiva e incisività al Patto Atlantico per “lasciare” con un mano “forte” lo scenario globale e per confrontarsi con incisività a distanza con la sua nemesi politica, Vladimir Putin.

Sono tutti elementi questi che aggiungono pathos a questo malinconico addio all’Europa di Obama come presidente americano. Ed è per questo, inevitabilmente, che gli eventi di questi due giorni si intrecceranno con la storia. Sarà il momento di fare bilanci, di offrire prospettive, di portare chiare risposte in quella che su più fronti (pensiamo all’ISIS, ai rifugiati, all’attivismo marittimo di Pechino) appare come un attacco all’architettura disegnata dall’America a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale per costruire un ordine mondiale garante di pace e stabilità.
Le premesse per una dimostrazione di forza e di unità nel post Brexit - tema che dominerà gli incontri - ci sono: saranno presenti a livello di capo di Stato e di governo le delegazioni dei 28 membri dell’alleanza. Ci saranno anche delegazioni rappresentate ai massimi vertici di altri 26 paesi. E ci saranno Ban Ki Moon, in rappresentanza delle Nazioni Unite, e i vertici della Banca Mondiale. Si tratta dello schieramento di leadership più forte nella storia della Nato. Molti accordi sono già stati raggiunti nei lavori di preparazione, si tratterà perciò soltanto di firmarli. Il più importante riguarda la decisione di schierare in modo permanente quattro battaglioni della Nato in paesi confinanti con la Russia. Ciascun battaglione avrà una dotazione fra gli 800 e i 1200 soldati e sarà di sei mesi in sei mesi in rotazione permanente. Quando ci saranno gli avvicendamenti il battaglione in uscita lascerà solo dopo che il nuovo si sarà insediato.
“Siamo oramai un membro a tutto tondo della Nato, non solo sul piano politico, ma quello che avremmo voluto da sempre e che abbiamo atteso per 70 anni: essere protetti in modo completo da una forza congiunta”
Antoni Macierewicz, ministro della Difesa polacco
La Gran Bretagna, anche per fugare dubbi su possibili sue uscite da altri contesti europei, assumerà il comando di un battaglione schierato in Lituania, con base in Germania ed Estonia. Un altro battaglione sarà in Polonia. Si tratta di un importante passo in avanti rispetto agli accordi raggiunti nel vertice di due anni fa in Galles, quando si decise di schierare soltanto una forza unica a rapida mobilitazione come risposta all'invasione della Russia in Ucraina. In questo caso le truppe si muoveranno a rotazione in vari paesi ma saranno permanenti, la prima volta che questo accade ai confini orientali. «Siamo orami un membro a tutto tondo della Nato, non solo sul piano politico, ma su quello che avremmo voluto da sempre e che abbiamo atteso per 70 anni: essere protetti in modo completo da un forza congiunta», ha dichiarato il ministro della Difesa polacco Antoni Macierewicz.
Ci sarà poi sul tavolo la richiesta della Nato di aumentare i contributi dei paesi europei ai rispetti bilanci per la Difesa al 2% del PIL. Obiettivo questo su cui tutti si sono impegnati, ma raggiunto solo da alcuni paesi sui 28 per le ovvie difficoltà economiche. Fra questi vi sono proprio la Polonia e Gran Bretagna. Resterà per Obama la missione di riaffermare l’impegno americano alla Nato.
La percezione di una confusione americana non deriva tanto da incertezze o possibili errori di Obama nei confronti di Vladimir Putin ( che sicuramente ci sono stati) ma dal fatto che quasi il 50% degli americani secondo i sondaggi è pronto a votare per Donald Trump, per un immobiliarista senza alcuna esperienza di affari e diplomazia internazionale, che ha messo nella sua piattaforma la scelta di lasciare la Nato! Sarà questo l’altro grande tema collaterale alla difesa comune oltre a Brexit: se l’attacco al multilateralismo e al sistema di alleanze che ci hanno dato pace e stabilità per oltre 70 anni venisse anche dal paese fondatore, allora potremo, tutti, tirare i remi in barca e prepararci al peggio.
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