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Account Twitter di Dorsey hackerato dagli stessi che hanno colpito Zuckerberg

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@jack violato

Account Twitter di Dorsey hackerato dagli stessi che hanno colpito Zuckerberg

Il ceo di Twitter Jack Dorsey
Il ceo di Twitter Jack Dorsey

Se si scorre l’account di @jack, non v’è traccia di quanto è successo, nelle ultime ore ha postato molti tweet di quanto sta accadendo in America, istantanee dopo Dallas, le manifestazioni per gli agenti uccisi e quelle di Black lives matter. I temi preferiti di Jack Dorsey, imprenditore attento ai temi razziali, cofodantore e da un anno di nuovo amministratore delegato di Twitter, il cui account è stato hackerato ieri mattina.

Per poco tempo, non più di un’ora, verso le 2 di notte, hacker del gruppo OurMine si sono impossessati dell’account @jack di Twitter, da cui nel 2006 è stato lanciato il primo tweet al mondo, e hanno postato il messaggio «Hey, qui è OurMine, stiamo testando la vostra sicurezza». Al messaggio era linkato un video Vine con il nome dei gruppo e l’immagine di una figura incappucciata.

Uno sberleffo in pieno stile hacker che si potrebbe leggere anche come altra conferma del periodo non bellissimo attraversato da Twitter, alle prese con un periodo di cambi al vertice e voci di acquisizioni (la più clamorosa da parte di Google).

Da informatico e proprietario dell’azienda, non sorprende che Dorsey abbia fatto pubblicamente finta di niente, non è un bello spot per la sicurezza di Twitter, e arriva dopo un mese esatto da un’altra violazione che ha fatto notizia: quella dell’account Twitter e Pinterest del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg che come password - hanno fatto sapere gli hacker, sempre lo stesso gruppo gli OurMine - usava «dadada».

A inizio giugno non fu colpito soltanto Zuckerberg, ma anche gli account Twitter e Quora del ceo di Google Sundar Pichai e del confondatore di Twitter Ev Williams. Un mese dopo il gruppo OurMine continua a testare gli account dei grandi nomi dell’hitech in modo che siano da esempio: non soltanto ha colpito l’account di Dorsey, ma anche quello del suo predecessore Dick Costolo (qui sotto un tweet che ne parla), del ceo dimissionario di Yahoo Marissa Mayer e del venture capitalist Vinod Khosla.

Apparentemente questi hacker, oltre a farsi un’innegabile pubblicità, non sono particolarmente “cattivi”: Mashable fa notare che svolgono una specie di pubblico servizio perché «testare la sicurezza di grandi nomi dell’hitech» dimostra agli altri utenti che non si ha mai abbastanza il controllo del proprio account e che bisogna essere molto attenti con le password - circa 33milioni sono finite nel mercato nero del dark web (ammesso che una password sicura tuteli un account più di una password debole).

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