LONDRA - Theresa May è il nuovo primo ministro britannico. Andrea Leadsom, il sottosegretario all'energia, ha rinunciato alla corsa per la leadership del partito e quindi al celebre alloggio al numero 10 di Downing street e David Cameron, il premier uscente, ha annunciato che si dimetterà entro mercoledì sera, dopo l’ultimo question time, ed è «felice» di sostenerla. Non sarà la bionda combattente di Leave, dunque, il prossimo premier, ma il ministro degli interni Theresa May, debole sostenitrice di Remain, che ha raccolto il maggior sostegno parlamentare.
All'indomani del referendum del 23 giugno sulla Brexit, Cameron aveva annunciato la sua intenzione di dimettersi entro la conferenza del partito conservatore di ottobre. Ma il susseguirsi dei fatti ha accelerato i tempi e ha definitivamente messo la May sulle tracce di Margaret Thatcher, prima e unica premier donna nella storia del Regno Unito. L’attuale ministro dell’Interno sostituisce quindi David Cameron alla testa dei Tory e del Paese con una procedura senza precedenti, il vaglio del 1922 Committee, l'organismo che regola le norme interne dei Tory. L’annuncio che May è la nuova leader del partito è stato già dato nel pomeriggio da Graham Brady, presidente del comitato dei deputati conservatori.
Se sarò io a diventare premier «la Gran Bretagna sicuramente uscirà dalla Ue». Così Theresa May stamane aveva presentato la sua piattaforma economica, un vero e proprio manifesto politico dal titolo emblematico: «Un Paese che lavora per tutti, non solo per pochi privilegiati». «Brexit significa Brexit», ha ripetuto May impegnandosi ad attuare la vittoria di Leave del referendum pur avendo appoggiato (tiepidamente) Remain durante la campagna referndaria. May ha poi promesso «cambiamenti» anche in economia, con un'impronta più sociale e più spazio ai lavoratori nella governance delle aziende. In particolare, ha promesso di prendere di mira gli «interessi acquisiti» facendo entrare rappresentanti dei lavoratori nei consigli delle aziende.
May ha parlato di «un malsano e crescente divario tra le paghe dei capi e quelle degli impiegati» e si è impegnata a reprimere «l’evasione fiscale individuale e d’impresa» e a difendere il Paese dalle acquisizioni dall’estero fatte con l’unico scopo di abbassare il carico fiscale. Ha inoltre promesso di avviare un programma di costruzione di nuove case - il tema degli alloggi e dei prezzi troppo alti nelle grandi città è uno dei più delicati in Gran Bretagna - e di abbassare i costi dell’energia.
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