
L’élite politica di Francia alla fine ha dovuto farsene una ragione: non sbagliava il generale de Gaulle a non volere la Gran Bretagna nella Comunità europea. Dopo 112 anni la nomina di Boris Johnson a ministro degli Esteri britannico rischia infatti di mandare in soffitta niente meno che l'entente cordiale tra Londra e Parigi che mise fine all'antagonismo iniziato ad Agincourt nel 1415 e proseguito fino alla sconfitta di Napoleone a Waterloo per opera del duca di Wellington.
Il titolare del Quai d'Orsay, Jean-Marc Ayrault, dimostrando scarsa diplomazia, ha definito il neo-omologo britannico «un bugiardo» avendo «mentito» ai suoi connazionali «sulla Brexit».
“Non ho timori su Boris Johnson ma voi sapete bene qual è il suo metodo”
Jean-Marc Ayrault
Ayrault ha sostenuto di aver bisogno di un partner «chiaro, credibile, e affidabile. Non ho timori su Boris Johnson ma voi sapete bene qual è il suo metodo», ricordando come molti di quanti hanno sostenuto il fronte Brexit, di cui Johnson era il portavoce, hanno «detto molte bugie». Johnson è stato accusato di aver detto fra l’altro che la Gran Bretagna pagava 350 milioni di sterline alla settimana alla Unione europea. Un dato inverosimile che non teneva conto del rebate, cioè del fatto che Londra aveva ottenuto una riduzione del suo contributo ai tempi della Thatcher. Oltre ad aver assimilato la Ue alla volontà di dominio in Europa da parte di Adolf Hitler.
«Ora è lui, Johnson, che si trova con le spalle al muro per difendere il suo paese, ma anche perché il rapporto con l'Europa sia chiaro», ha proseguito Ayrault, intervistato da radio Europe 1. Per il capo della diplomazia francese, la nomina di Johnson è inoltre «un segno della crisi politica uscita dal voto al referendum».
Ma Ayrault non è stato il solo ad alzare il tono delle polemiche con Londra. Anche il presidente della République ha dato fuoco alle polveri. «Il Regno Unito non potrà avere da fuori ciò che aveva da dentro. I vantaggi non sono più gli stessi», ha detto François Hollande, nel corso della tradizionale intervista per la Festa Nazionale del 14 luglio. Hollande è tornato a chiedere al nuovo governo di Londra varato da Theresa May di inviare «al più presto» la notifica per avviare le trattative di uscita dall'Ue. Un passo che contribuirà a spazzare via le attuali «incertezze» che pesano sull'Europa.
Segnali di nervosismo dalla Germania
Che Johnson sia un personaggio controverso e divisivo era noto ai commentatori, soprattutto dopo aver definito il presidente americano Barack Obama, in visita nei mesi scorsi nel Regno Unito, come «mezzo kenyano con un disprezzo ancestrale» per la Gran Bretagna. E i segnali di nervosismo non sono arrivati solo da Parigi, ma anche dalla Germania. Non lo ha nominato apertamente, ma il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha criticato il suo nuovo omologo britannico Boris Johnson. Ad un dibattito sulla Brexit tenutosi all'Università di Greifswald, Steinmeier si è così espresso: «Dopo che politici irresponsabili hanno chiuso il Paese nella Brexit, quando la decisione sul leave si è concretizzata non hanno voluto assumersi responsabilità e invece se la sono svignata a giocare a cricket. Trovo questo seriamente oltraggioso», ha detto il capo della diplomazia tedesca riferendosi senza nominarlo a Johnson: il leader della campagna del Leave il giorno dopo il referendum se ne andò, appunto, a giocare a cricket nella tenuta di Althorp.
«Lo humour britannico chiaramente non ha confini», ha chiosato Rebecca Harms, leader ecologista del gruppo dei Verdi al parlamento europeo: «In un primo momento ho pensato che fosse uno scherzo. Ora non so se ridere o piangere, ma io so che non è una buona scelta quando l'irresponsabilità viene premiata in politica», ha concluso la Verde commentando la notizia della nomina dell’ex corrispondente da Bruxelles per il Daily Telegraph a ministro degli Esteri britannico.
Più cauta la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che intende restare con il fiato sul collo della Gran Bretagna affinché acceleri le procedure per il distacco dell'Ue come previsto dal referendum sulla Brexit del 23 giugno scorso. Per questo Merkel, già all'indomani dell'insediamento di Theresa May a Downing Street, ha invitato il premier britannico a Berlino.
La prudenza della Farnesina
Infine va registrata la prudente reazione della Farnesina. Secondo un comunicato ufficiale il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo Boris Johnson. «Il colloquio è stato un'occasione per augurare buon lavoro al nuovo responsabile del Foreign Office in vista di un'intensa cooperazione sui temi di politica estera: Gentiloni prevede di incontrare il nuovo ministro britannico già la prossima settimana a Londra per uno scambio di vedute sulla Siria e a Washington per il vertice della Coalizione Globale anti-Daesh», riporta una nota del ministero degli Esteri italiano.
«Nel corso del colloquio il ministro Gentiloni ha ribadito l'intenzione italiana di condurre il negoziato per l'uscita del Regno Unito dall'Ue con un atteggiamento di amichevole cooperazione e al tempo stesso ha chiesto al governo britannico chiarezza sui tempi e le modalità dei negoziati», ha concluso la nota della Farnesina.
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