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Ad Ankara stop ai diritti umani. «Anche la Francia l’ha fatto», ma Parigi ribatte: «Mai sospesi»

Il presidente Erdogan a un comizio a Istanbul lo scorso 18 luglio (Epa)
Il presidente Erdogan a un comizio a Istanbul lo scorso 18 luglio (Epa)

La Turchia del golpe fallito ha annunciato la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani per il periodo in cui resterà in vigore lo stato d'emergenza «così come ha fatto la Francia». Ad annunciarlo è stato il vice ministro del governo Akp, Numan Kurtulmus, che ha richiamato l'articolo 15 della Carta, che decreta appunto la possibilità di sospensione «per motivi di pubblica sicurezza o di minaccia alla nazione», richiamando il recente precedente della Francia. Parigi ha appena deciso di estendere di sei mesi lo stato di emergenza dopo l’attentato di Nizza.

Kurtulmus ha precisato che il governo turco a maggioranza Akp conta di «porre fine allo stato di emergenza il prima possibile, al massimo entro un mese e mezzo», anche se è previsto al momento per tre mesi. Fonti diplomatiche hanno però precisato al Sole 24 Ore che il governo di Parigi «non ha mai sospeso la Convenzione», pur avendo «chiesto, in relazione allo stato di emergenza in Francia, alcune deroghe a certi diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo». Una nuova polemica tra Parigi e Ankara dopo quella scoppiata qualche anno fa sulla legge francese che punisce chi nega il genocidio degli armeni durante l’impero ottomano.

Ma torniamo ai drammatici momenti odierni. Il viceministro turco Kurtulmus ha precisato che il provvedimento comprende anche la sospensione temporanea della Convenzione europea dei diritti umani; tuttavia, il governo non sembra intenzionato ad applicare integralmente tutte le misure previste dallo stato di emergenza: Kurtulmus ha escluso al momento l'entrata in vigore del coprifuoco nazionale. Il portavoce ha anzi insistito sul fatto che non verranno adottate delle misure restrittive delle libertà e dei diritti fondamentali, sottolineando come il provvedimento «abbia come obbiettivo quello di ripulire lo Stato» dai cospiratori.

Lo stato di emergenza - a cui il governo turco non aveva fatto ricorso neanche dopo i sanguinosi attentati terroristici attribuiti ai fondamentalisti islamici dell’Isis o ai separatisti curdi del Pkk - permette infatti di imporre il coprifuoco, restringere il diritto di manifestare e limitare la libertà di movimento oltre che di licenziare dei dipendenti in deroga da ogni contratto di lavoro in vigore.

Una misura che il presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, ha definito «necessaria per sradicare rapidamente tutti gli elementi dell'organizzazione terroristica implicati nel tentativo di colpo di Stato», ovvero i sostenitori del presunto mandante del golpe, l'imam Fethullah Gulen, attualmente in esilio volontario in Pennsylvania negli Stati Uniti.

Corme se non bastasse il Consiglio nazionale di Sicurezza, presieduto ieri da Erdogan nel giorno nel suo rientro ad Ankara dopo il fallito golpe, ha stabilito anche la creazione di un tribunale speciale per i processi ai ribelli e di un carcere di massima sicurezza per la loro detenzione.

La reazione della Mogherini
«Una sospensione della convenzione europea dei diritti umani è prevista, ma non è una deroga in bianco: i diritti fondamentali sono inalienabili», ha detto a Washington l'alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, a margine della conferenza ministeriale della coalizione globale anti Isis. Mogherini ha ribadito l'appello alle autorità turche a rispettare lo stato di diritto dopo il tentato golpe.

Approvato lo stato di emergenza

Il Parlamento di Ankara ha approvato la mozione per l'introduzione dello stato d'emergenza per tre mesi in Turchia, annunciato giovedì dal presidente Recep Tayyip Erdogan dopo il fallito golpe della scorsa settimana. La mozione ha ottenuto i voti favorevoli di 346 parlamentarii. I voti contrari sono stati 115. In aula erano presenti 461 parlamentari su 550 complessivi.

L'Akp, il partito di Erdogan, controlla la maggioranza del Parlamento monocamerale (non esiste il Senato in Turchia) con 317 seggi su 550. Un numero di maggioranza relativa ma non tale da poter trasformare da solo ad esempio il regime parlamentare in presidenziale. Tra i partiti di opposizione, i nazionalisti del Mhp hanno deciso di appoggiare lo stato d'emergenza perché «è nell'interesse nazionale», ha dichiarato il professor Devlet Bahceli, colui che dieci anni or sono trasformò i Lupi Grigi, tra cui figurava Alì Agca, l’attentatore del Papa, in un partito in “doppio petto”.

Sulle barricate, invece, il più numeroso partito di opposizione, il kemalista Chp, il partito del fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk, il difensore della laicità dello stato. «Questo è un golpe civile contro il Parlamento», ha denunciato il deputato e capogruppo Ozgur Ozel, prima dell'inizio della seduta in aula ad Ankara.

Per l'Hdp, il partito della minoranza curda del sud-est del paese ed il difensore dei diritti civili, «il tentativo di golpe del 15 luglio - è riportato in una nota - si è trasformato in un'occasione e un mezzo per liquidare chi contesta l’esecutivo e per limitare ulteriormente i diritti democratici e le libertà. Il popolo è stato costretto a scegliere tra un golpe e un regime. Respingiamo entrambe le opzioni».

Arrestati i giornalisti

La giornalista del magazine Al Monitor, Sibel Hurtas, è stata rilasciata dalla polizia turca. Rimane in carcere l’editorialista del quotidiano Ozgur Dusunce, Orhan Kemal Cengiz. I due erano stati fermati dalla polizia turca presso l'aeroporto Ataturk di Istanbul nel pomeriggio. Cengiz è stato tratto in arresto insieme alla moglie. I tre sono stati portati in un primo momento presso la questura centrale di Vatan Caddesi.

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