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Parte la convention democratica ma si dimette la presidente del partito

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tra emailgate e philadelphia

Parte la convention democratica ma si dimette la presidente del partito

FILADELFIA - La Convention democratica parte quest’oggi qui a Filadelfia. Doveva mostrare quanto la macchina organizzativa ed elettorale di Hillary Clinton sia meglio di quella di Donald Trump, che alla convention repubblicana di Cleveland, soprattutto sul piano organizzativo (pensiamo al discorso del primo giorno di Melania, a interventi scollati dalle tematiche del giorno, agli spalti mezzi vuoti all’inizio ) ha generalmente deluso.

E invece ecco l’ennesima sorpresa di questa campagna elettorale “pazza” sotto ogni punto di vista: dopo rivelazioni di alcune email che attaccavano Bernie Sanders e dimostravano che la struttura del partito favoriva Hillary Clinton, la signora Debbie Wasserman Schulz, deputato della Florida e presidente di turno del partito, su pressioni proprio di Sanders e di altri notabili del partito ha rassegnato le dimissioni.

Non solo, le rivelazioni sono giunte da Wikileaks e la domanda sulla bocca di tutti è una sola, come ha fatto? La risposta che giunge da ambienti vicini alla CliNton non dà adito a dubbi: potrebbe essere un’operazione dei servizi russi che su ordine di Putin cercano di destabilizzare la base.

Di fatto la Wasserman ha ammesso di aver gestito il suo ufficio, che dovrebbe essere imparziale, tutto a vantaggio di Hillary. Questo ha sollevato mille polemiche sul numero dei superdelegati, ha scoraggiato la base di Sanders, molto importante per le elezioni di novembre, quando si tratterà di mobilitare il voto contro Donald Trump.

La vicenda apre la “nemesi del primo giorno”: dopo Melania, che aveva plagiato il discorso della First Lady Michelle Obama, ecco che Hillary deve rinunciare al presidente del partito. Certo ci sono altre buone notizie: Michael Bloomberg ha deciso di dare il suo appoggio a Hillary e lo annuncerà mercoledì. Stasera parleranno Michelle Obama e lo stesso Bernie Sander: che cosa dirà ? Ci sarà un voltafaccia alla Cruz, come è sucesso a Cleveland quando il sentore texano rifiutò di sottoscrivere la candidatura Trump?

Forse no, forse Hillary potrà recuperare, di certo la sua convention non inizia sotto i migliori aupici, dopo quello che è successo. Nel frattempo è partita un’inchiesta: com’è possibile che il tempismo per la divulgazione delle emai sia stato così perfetto? Chi ha dato i documenti a Wikileaks? Qui si tratta di un lavoro altamente professionale.

Fra le email, alcune proponevano di attaccare Sanders perché ebreo, ecco un paio di esempi fra le migliaia che sono state rese note. Brad Marshall, membro del partito, attacca le radici ebraiche di Sanders, suggerendo di mostrarlo come un ateo, una scelta che, scrive «potrebbe garantire diversi punti di vantaggio nella fase finale delle primarie». Wasserman Schultz si riferisce al capo della campagna di Sanders, Jeff Weaver, definendolo un «maledetto bugiardo» (damn liar) e un «ASS». Su Sanders: «Non è mai stato un membro del partito democratico, non capisce nemmeno quello che facciamo».

Insomma per Clinton, accusata da Trump di essere una truffatrice, la convention non si apre nel migliore dei modi. Ci saranno nei prossimi giorni gli interventi del marito, l’ex presidente Bill Clinton, di Barack Obama e altri notabili del partito. Il vicepresidente è scelto: Tim Kaine, senatore della Virginia, uomo giustissimo per il suo background e la sua provenienza geografica. Eppure tutto è passato in secondo piano: la Wasserman lascerà dopo la convention ma non parteciperà a nessuno degli eventi formali della “sua” convention. E Trump intanto spara a zero contro Hillary e chiede agli elettori di Sanders di votare per lui.

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