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Tregua sulla Siria: attacchi russo-americani contro i jihadisti

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Tregua sulla Siria: attacchi russo-americani contro i jihadisti

L’americano John Kerry e il russo SErgej Lavrov ieri a Ginevra
L’americano John Kerry e il russo SErgej Lavrov ieri a Ginevra

A più di cinque anni dall’inizio della guerra civile, e dopo dieci mesi di tentativi diplomatici falliti, Stati Uniti e Russia hanno raggiunto un primo accordo per il cessate il fuoco in Siria che dovrebbe scattare lunedì 12 settembre. Più realisticamente si tratterà di «ridurre il livello di violenza nel Paese» e comunque i termini della tregua non sono stati del tutto definiti, tanto che uno dei due autori dell’intesa, il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, ha detto che probabilmente la prossima settimana vedrà il collega americano John Kerry.

Nessuno si aspetta che l’intesa raggiunta nella notte sia risolutiva ma è comunque un passo avanti se si pensa che solo cinque giorni fa, al summit G20 in Cina, il presidente Barack Obama aveva lamentato «un gap di fiducia» con la Russia di Putin e l’incontro bilaterale di un’ora e mezza fra i due leader si era concluso con un nulla di fatto.

Oggi il capo della diplomazia russa Lavrov assicura: «Abbiamo informato il governo siriano di questi accordi, ed è pronto a metterli in atto. Abbiamo il suo appoggio su quanto concordato con gli Stati Uniti». Per quanto in bilico, isolato e fortemente contestato dagli americani che ne vogliono la destituzione, il benestare di Assad è un passaggio necessario in questa fase.

Tregua in Siria dal 12 settembre

Lavrov e Kerry hanno parlato in conferenza stampa di «coordinamento militare» fra i due Paesi. Il piano su cui Usa e Russia sono d’accordo prevede dunque che le forze americane e russe possono agire insieme contro i jihadisti in Siria. Raid non solo contro l’Isis, lo Stato Islamico che fa proseliti in Europa e tutti ufficialmente vogliono neutralizzare, ma anche contro altri gruppi terroristici che hanno trovato una sponda attraverso cui legittimarsi. Il conflitto siriano conta quasi mezzo milioni di morti e ha provocato l’ondata di profughi verso l’Europa, una massa di persone in fuga dalle bombe che sono diventate argomento di trattativa fra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente turco Erdogan.

Il fronte turco
La Turchia è per molteplici ragioni uno degli Stati più interessati alla vicenda siriana e a poche ore dall’accordo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, dice di aver parlato con Lavrov: «L’obiettivo è giungere a un cessate il fuoco lunedì prossimo quindi prima del Bayram (in arabo Eid el Adha, festa del Sacrificio che segna l'inizio dell’annuale pellegrinaggio dei musulmani verso la Mecca ndr). Non è facile condurre un negoziato per una tregua, ma già da stanotte potremmo avere buone notizie».

“Il governo siriano è pronto ad attuare l’accordo”

Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo 

Cavusoglu dice che la via d’uscita per la Siria è rappresentata da un «governo di transizione», capace di «preparare» il Paese alle elezioni mentre si continua la lotta «all’Isis e alle altre organizzazioni terroristiche», «è necessario ripulire la Siria e l’Iraq dai terroristi», obiettivo per cui «bisogna fissare una scadenza».

La dichiarazione da Mosca dopo la telefonata fra le diplomazie russa e turca è leggermente diversa: «I ministri - riporta l’agenzia Tass - hanno concordato sull'importanza che tutte le parti coinvolte rispettino il regime di cessate il fuoco e della ripresa dei negoziati inter-siriani». Proprio quello che le opposizioni siriane in esilio chiedono a Mosca: esercitare pressioni sul contestato presidente Assad, alleato di Putin, affinché il regime applichi la tregua.

I russi chiamati in causa sembrano voler garantire per tutti come avessero maggior peso negoziale degli americani. La Casa Bianca non fa nulla per smentire questa impressione. A Washington, vigilia del quindicesimo anniversario dell’11 settembre 2001, infatti, il presidente Obama cita la Siria, assieme ad Afghanistan e Iraq (Isis ha oggi rivendicato un attacco ad un centro commerciale di Baghdad che ha provocato una quarantina di morti), fra i luoghi da cui estirpare il terrorismo «per proteggere il nostro Paese». Come fosse solo un affare di sicurezza interna.

Dal punto di vista tecnico, le due potenze erano finora distanti su quali fazioni e gruppi ribelli colpire, alcuni lavorano per il presidente Assad, alleato dei russi, altri più vicini agli americani ma legati ai quaedisti di al Nusra, combattono il governo a Damasco, tutti avversari di Isis, lo Stato Islamico che continua a impartire ordini ad affiliati in Europa. In base a questa intesa, russi e americani dovranno condividere dati di intelligence ed informazioni militari, punto su cui il Petagono ha fatto le maggiori resistenze.



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