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GERMANIA

L’Afd xenofoba non sfonda a Ovest: in Bassa Sassonia ottiene il 7,8% e la Cdu resta prima

Il governatore della  Bassa Sassonia Stephan Weil alle urne per le municipali ad Hannover
Il governatore della Bassa Sassonia Stephan Weil alle urne per le municipali ad Hannover

La destra xenofoba tedesca non sfonda nell’Ovest del Paese. Nel Land della Bassa Sassonia, dove domenica si è tenuta una tornata di elezioni comunali, i primi risultati vedono la Cdu di gran lunga in testa con il 34,4 dei consensi, i socialdemocratici secondi con il 31,2 per cento e Alternativa per la Germania (Afd) al 7,8 per cento, superata anche dai Verdi che hanno ottenuto il 10, 9 per cento.

Soltanto una settimana fa il risultato delle elezioni regionali in Meclemburgo aveva scioccato il paese e l’Europa: Alterntive für Deutschland avava scavalcato il partito di Angela Merkel proprio nel Land che è la circoscrizione elettorale della cancelliera, piazzandosi al secondo posto, dopo l’Spd, con il 20,8 per cento mentre i cristianodemocratici si erano fermati al 19 per cento.

Nelle elezioni in Bassa Sassonia, dunque, pur avendo raggiunto il 10,1% dei consensi nel capoluogo Hannover, la formazione si è fermata per lo più al di sotto del dieci con un risultato inferiore rispetto a quello di marzo in Assia quando ottenne l’11,9 per cento dei voti. La tornata elettorale ha portato alle urne 6,5 milioni di elettori con un’affluenza in calo al 55 per cento.

Il dato comune alle ultime elezioni è l’erosione dei consensi dei partiti tradizionali e l’aumento del voto di protesta che premia, oltre che Afd, anche la sinistra estrema Die Linke.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI REGIONALI PRIMA DELLE FEDERALI
Come hanno votato i Länder da marzo 2016 e quelli che andranno al voto entro settembre 2017 (Fonte: Deutscher Bundestag)

Dall’anno scorso in poi, in seguito all’ondata massiccia di profughi arrivati in Germania dalla Siria e dall’Afghanistan, il partito anti-immigrati ha visto aumentare i consensi man mano che si levavano le critiche alla politica sui rifugiati adottata da Merkel. Se dunque nel 2013 la formazione fondata da un gruppo di professori universitari avversari dell’unione monetaria europea non era riuscita ad entrare nel Bundestag, perché sotto il 5 per cento, adesso i consensi sono cresciuti fino a farne la potenziale quarta forza politica del paese.

I sondaggi nazionali per le elezioni generali del 2017 danno Afd in una forchetta tra il 12 e il 13 per cento, in aumento costante grazie soprattutto al forte supporto nei Länder orientali dove da sempre le posizioni contro l’immigrazione sono più diffuse. È a Dresda che nell’ottobre del 2014 nacque Pegida, sigla che sta per movimento patriottico contro l’islamizzazione dell’occidente. Le manifestazioni organizzate dal gruppo portarono in piazza decine di migliaia di persone e una parte del movimento degli economisti - fondato dal professore universitario Bernd Lucke - decise di cavalcare l’onda anti-islamica per ampliare i consensi, portando nel luglio del 2015 alla spaccatura del partito e all’uscita del suo fondatore.

Gli eventi dell’ultimo anno, con i drammatici fatti dell’estate appena trascorsa, hanno rinvigorito l’opposizione alla politica sui rifugiati della cancelleria. Nella retorica anti-immigrazione della nuova leader di Afd Frauke Petry, nata a Dresda, culla di Pegida, c’è la critica a un sistema di accoglienza che drena troppe risorse per sostenere i rifugiati.

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