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I «Patrioti contro l’Islam» spaventano la Germania. Che…

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MOVIMENTI ANTI-IMMIGRATI e contro-iniziative

I «Patrioti contro l’Islam» spaventano la Germania. Che reagisce: basta odio

Ieri 18mila persone hanno sfilato per le strade di Dresda. Fanno parte o si riconoscono nei «Patriottici europei contro l'islamizzazione dell'Occidente» - noti con la sigla Pegida - il gruppo anti-Islam e anti-immigrati che con le sue proteste settimanali - si danno appuntamento ogni lunedì - sta allarmando sempre più le autorità tedesche. Tanto che il cancelliere Angela Merkel, leader di un partito conservatore ma moderato, nel discorso di fine anno al Paese ha attaccato il populismo di destra «spesso pieno di pregiudizi e persino odio». Non è l’unica: l’establishment e la Germania da copertina reagisce quasi come un riflesso condizionato a questa nuova ondata di intolleranza con manifestazioni pro inclusione, il Duomo di Colonia spegne le sue luci per protestare contro Pegida, il quotidiano popolare Bild lancia una campagna contro questo movimento e subito aderiscono l’ex cancelliere 96enne Helmut Schmidt, l’attrice Karoline Herfurth, l’ex giocatore di calcio, ex Milan e Udinese, Oliver Bierhoff , il presidente della Confidustria tedesca Ulrich Grillo, lo scrittore e giornalista Ulrich Wickert, molti politici e ministri di tutti i partiti;e Charlotte Knobloch, 82 anni, presidente del Comitato centrale degli Ebrei in Germania dal 2006 al 2010 (Zentralrat der Juden in tedesco), per molti anni figura di spicco della comunità ebraica a Monaco, oggi presidente dell’Israelitische Kultusgemeinde München und Oberbayern (qui tutte le ottanta personalità che aderiscono alla campagna “Nein zu Pegida!”)

Dalla prima manifestazione di ottobre il numero dei partecipanti alle proteste è aumentato, all'ultima del 22 dicembre in strada hanno manifestato circa 17mila persone.

Gli aderenti a Pegida manifestano con croci e le bandiere nere, rosso e oro della Germania, gridano slogan come:«Meglio le patate dei doner kebab», un chiaro riferimento ai 3 milioni di turchi residenti nel Paese; oppure «No al fanatismo religioso e a ogni genere di radicalismo». Protestano contro le regole di accoglienza degli immigrati che richiedono asilo, considerate troppo morbide. Nel 2014 la Germania ha accolto 200mila rifugiati politici, quattro volte più del 2012.

Contro-iniziative in nome dell’inclusione
Sono in molti a prendere le distanze dalle marce xenofobe, non solo la cancelliera. Migliaia di persone anti-Pegida si sono radunate a Berlino, Colonia e Stoccarda; almeno 5mila nella capitale della Germania, hanno confermato fonti della polizia locale, e circa 22mila tra Stoccarda, Munster e Amburgo.

Anche la Chiesa è scesa in campo. Il Duomo di Colonia ieri sera è rimasto al buio per aderire all'iniziativa di protesta contro le marce di Pegida, che ha superato di 10 volte il numero di manifestanti anti-Islam. A Berlino il nome del movimento xenofobo muta in Bergida: ma ieri Bergida, al debutto nella capitale, ha fatto una magra figura. Contro di loro, oltre 5.000 persone hanno marciato richiamando valori come la tolleranza e l'accoglienza. «La Germania - ha detto alla contro-manifestazione di Berlino il ministro della Giustizia Heiko Maas - è un Paese nel quale i rifugiati sono i benvenuti e dove la maggioranza silenziosa non deve rimanere in silenzio ma farsi vedere e manifestare nelle piazze».

Ormai contro Pegida c'è una forte resistenza: moltissimi in Germania sono indignati da un fenomeno ambiguo, che sfocia nell'ostentata xenofobia, esibita con striscioni e slogan ritenuti vergognosi dal governo. E così proprio nell'ex città divisa ieri sera l'iniziativa di un'associazione federale turca, cui hanno aderito sindacati e partiti, ha strappato i titoli delle cronache ai seguaci del movimento anti-islam.

La protesta anti-Pegida monta anche sul web con manifestazioni on line. Secondo alcuni studiosi del settore, che ieri hanno incontrato la stampa a Berlino, il risentimento contro i musulmani è il risultato di un errore fatto in passato dalla politica: sarebbe il lascito del vecchio slogan della Cdu, quell'idea forgiata anni addietro dal partito secondo cui la Germania non sarebbe un Paese di immigrazione. Impostazione smentita dalla cancelleria - quasi quotidianamente invita gli immigrati a contribuire al successo della Locomotiva tedesca - ma non sempre corretta dai conservatori: come hanno recentemente dimostrato i falchi della Csu bavarese, sempre tentati da tendenze populiste.

Intanto il Paese che della tolleranza fa la sua ossessione, nella costante rielaborazione dei crimini commessi dal nazismo, deve confrontarsi con l'ennesimo attacco a sfondo antisemita: un 26enne israeliano residente a Berlino ha filmato sette sconosciuti che nella notte di San Silvestro hanno intonato canti contro gli ebrei in metropolitana. Quando ha provato a chieder loro di smettere, per tutta risposta ha ricevuto degli sputi; e quando ha rifiutato di cancellare il video girato, è stato pestato con botte e calci. (an. man.)

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