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Juncker alle prese col guaio Barroso a ridosso dello Stato dell’Unione

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il caso goldman

Juncker alle prese col guaio Barroso a ridosso dello Stato dell’Unione

José Manuel Durao Barroso, ex presidente della Commissione europea (Reuters)
José Manuel Durao Barroso, ex presidente della Commissione europea (Reuters)

Parlando con i giornalisti italiani a margine di un incontro svoltosi il 9 dicembre 2013 a Milano presso la sede dell’Ispi, l’allora presidente della Commissione europea José Barroso a chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto alla scadenza del suo mandato rispose tra l’ironico e il faceto: «Potrei fare il sindaco di una grande città italiana, paese che amo, magari a Roma». Poi Barroso saggiamente ha pensato bene di evitare la spinosa carica di sindaco di Roma e a luglio ha accettato un prestigioso incarico dalla Banca d’affari Usa Golman Sachs.

Ieri però seccato dalle pesanti restrizioni messe in atto dal suo successore nei suoi confronti ha attaccato la Commissione affermando di essere «disciminato» da Bruxelles.

“È stato affermato che il solo fatto di lavorare con Goldman Sachs solleva questione di integrità. Queste affermazioni sono prive di fondamento e del tutto immeritate”

José Manuel Durao Barroso, ex presidente della Commissione europea 

«È stato affermato che il solo fatto di lavorare con Goldman Sachs solleva questioni di integrità» , ha scritto Barroso in una lettera. «Mentre io rispetto che ognuno ha diritto alla propria opinione, le regole sono chiare e devono essere rispettate . Queste affermazioni sono prive di fondamento e del tutto immeritate . Esse sono discriminatorie contro di me e contro la Goldman Sachs » .

Ma cosa ha fatto Juncker per scatenare una tale reazione da parte di Barroso? Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha acceso un faro sul contratto di consulenza del suo predecessore José Manuel Barroso con Goldman Sachs: sarà analizzato da un comitato etico specifico, per chiarire che non vi sia conflitto di interessi. In attesa del responso, Juncker ha deciso di «declassare» l’ex premier portoghese, due volte alla guida dell’esecutivo comunitario, a semplice lobbista, privandolo dei benefici del protocollo, a partire dal riguardo del tappeto rosso. Barroso poi dovrà passare i passaggi di sicurezza all’ingresso dei palazzi di Bruxelles della Ue come un qualsiasi lobbista.

Barroso a Goldman Sachs, Ue indaga e taglia benefici

Ma la banca d’affari in una breve nota ieri ha risposto per le rime: «Goldman Sachs e Barroso hanno aderito a tutte le norme di legge vigenti, e agli standard etici più alti». In molti a luglio, quando Barroso aveva accettato lincarico, avevano bollato la mossa dell’ex leader della Commissione di lavorare per una banca d’affari come inopportuna. Inoltre sono state raccolte 140mila firme contro questa scelta controversa di Barroso. Tra le voci più forti si era levata quella del presidente francese, François Hollande. Anche Juncker, in varie interviste aveva espresso il suo disappunto. E di recente anche l’ombudsman europeo Emily O’Reilly ha manifestato preoccupazione.

Juncker ha così deciso di mandare un segnale forte. La decisione di riservare a Barroso il trattamento di un lobbista qualsiasi non ha infatti precedenti nella storia dell’istituzione europea alle prese con venti populisti da ogni angolo del Continente dopo il referendum su Brexit. E di assoluto impatto è anche la scelta di affidare ad uno speciale comitato etico l’analisi del contratto con Goldman Sachs, che Barroso è stato invitato ad inviare a Bruxelles, dal segretario generale dell'esecutivo europeo. Della commissione etica fanno parte l’ex giudice olandese della Corte di giustizia Ue Christiaan Timmermans; l’ex parlamentare tedesca Dagmar Roth-Behrendt; e l’ex direttore generale austriaco della Commissione Ue Heinz Zourek. A loro spetterà decidere se il «chiaro dovere, stabilito dall'articolo 245 del Trattato sul funzionamento dell'Ue, di rispettare un comportamento integro e discreto, dopo la fine dell'incarico nell'accettare nuove assegnazioni o benefici» sia stato onorato. D’altra parte - come spiega lo stesso portavoce della Commissione Ue Alexander Winterstein - è già stato accertato che Barroso ha rispettato lo stop di 18 mesi previsti, tra un incarico e l’altro.

Intanto l’ombudsman rivolgendosi al comitato etico sollecita «a formare un’opinione al più presto». Sulla base di questo parere, che non sarà vincolante, Juncker potrà poi prendere una decisione. Ma il Movimento 5 Stelle in una nota osserva: «A prescindere da quale sarà il verdetto del Comitato etico su un suo possibile conflitto d’interessi, Barroso, data l’alta carica istituzionale ricoperta in precedenza, dovrebbe esimersi dal tornare nelle istituzioni Ue come lobbista per semplici questioni di opportunità politica».

Juncker è per di più alla vigilia del suo atteso Discorso sullo Stato dell’Unione, dove secondo quanto trapela alla vigilia, presenterà una «agenda positiva» in cui affronterà tutti i temi della crisi. È atteso un rilancio sul piano di investimenti, il via libera al 'migration compact', ma anche un rilancio sulle politiche per la crisi dei rifugiati e dei migranti, la riconferma della lotta all’elusione e all’evasione fiscale e il rafforzamento della sicurezza, tanto esterna quanto interna in chiave antiterrorismo. È anche previsto che Juncker delinei le grandi linee di un piano per la difesa europea, che prevede non un esercito europeo ma un quartiere generale militare e civile a Bruxelles. Insomma un piano ambizioso che non vuole inciampi o polemiche di nessun genere. Barroso incluso.

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