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Rapiti due italiani e un canadese nel sud della Libia. Sono Bruno Cacace e…

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A GHAT

Rapiti due italiani e un canadese nel sud della Libia. Sono Bruno Cacace e Danilo Calonego

L’aeroporto di Ghat, nel sud della Libia
L’aeroporto di Ghat, nel sud della Libia

Nuovo sequestro di italiani in una Libia che non trova pace. Due connazionali sono stati rapiti nel sud del Paese nordafricano: sono Bruno Cacace, 56enne residente a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e Danilo Calonego, 66enne della provincia di Belluno. La notizia del sequestro è stata confermata dalla Farnesina, riferendo che «fin da questa mattina quando ne ha avuto notizia sta seguendo la vicenda insieme alle altre articolazioni dello Stato. Si sta lavorando con il massimo riserbo - spiegano - tenuto conto della delicatezza della situazione». I due lavorano per conto di una società italiana di manutenzione dell'aeroporto di Ghat, la Con.I.Cos» di Mondovì (Cuneo). La società piemontese opera da decenni in Libia con numerose commesse di ingegneria civile e ha la sua sede centrale a Tripoli, ma anche uffici a Derna, Bengasi e, appunto, Ghat. Insieme agli italiani sarebbe stato rapito un canadese, anche lui dipendente della stessa società.

Il sito d'informazione Libya Herald aggiunge che il rapimento è avvenuto vicino all'aeroporto della città. Secondo l'emittente libica 218, sarebbe avvenuto vicino al monte Cahf al-Giunoun. La città di Ghat si trova sotto il controllo del governo di unità nazionale di Tripoli guidato da el-Serraj. Ghat è una città-oasi della antica regione del Fezzan, nell'estremo sud-ovest della Libia presso il confine con l'Algeria. Circondata dal deserto, è il capoluogo della regione e conta circa 18mila abitanti.

Stando alle fonti citate dalla tv, uomini a volto coperto a bordo di un fuoristrada avrebbero finto di chiedere aiuto nei pressi della caverna e sarebbero riusciti a fermare una macchina con a bordo «operai stranieri» diretti al loro posto di lavoro, situato vicino all'aeroporto internazionale di Ghat. Oltre ai due occidentali sarebbe stato rapito anche l'autista, un cittadino di Ghat. Gli ostaggi sarebbero stati trasferiti in un luogo «sconosciuto». Secondo la ricostruzione dei fatiti di un consigliere municipale della città, i tre occidentali sono stati prelevati da un gruppo di uomini a bordo di due auto. I rapitori hanno aperto il fuoco contro di loro e poi li hanno prelevati. L’autista che li accompagnava è stato trovato con le mani legate in una zona desertica. Nessun riferimento al movente né alla possibile affiliazione dei rapitori, anche se in Libia sono comuni i sequestri a scopo di estorsione.

Ci sono diversi precedenti di lavoratori italiani sequestrati in Libia nel periodo successivo alla caduta di Gheddafi. L’ultimo risale al luglio 2015, quando 4 tecnici italiani sono stati rapiti nei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah (tra Tripoli e il confine con la Tunisia). Si trattava di dipendenti della società di costruzioni Bonatti (general contractor internazionale con sede a Parma): Filippo Calcagno, Gino Pollicardo, Salvatore Failla e Fausto Piano. I primi due sono stati uccisi all’inizio di marzo di quest’ann0, gli altri due invece sono stati liberati poco dopo.

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