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downgrade sul bosforo

Dopo il declassamento di Moody’s la Borsa turca perde il 4%, male la lira

Il vice presidente americano Joe Biden con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a New York
Il vice presidente americano Joe Biden con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a New York

Su 100 titoli quotati alla Borsa di Istanbul ben 96 sono andati in territorio negativo dopo la decisione di Moody’s di tagliare il rating al debito sovrano turco a livello“junk”, cioè spazzatura. Più in dettaglio le azioni turche hanno perso il 3,94% e le obbligazioni decennali sono balzate ad un rendimento sopra al 10% mentre la lira si è indebolita rispetto al dollaro e euro. La Turchia dipende dagli investimenti esteri per finanziare il suo deficit delle partite correnti - uno dei più grandi tra i paesi del G20 - e il servizio del debito estero. Valutazioni di declassamento come quella di Moody’s potrebbero costringere la Turchia a pagare tassi più alti per accedere ai prestiti sui mercati internazionali sia per lo Stato che per le sue imprese.

UN COLPO ALLA BORSA DI ISTANBUL
BIST 100, 23-26 settembre (Fonte: Thomson Reuters)

Nel giustificare la sua decisione Moody’s ha citato le preoccupazioni per lo stato di diritto, dopo il fallito colpo di stato, e i rischi di un rallentamento dell'economia. La crescita del Pil ha rallentato al 3,1% nel secondo trimestre dal 4,7 nel primo e le stime sono per un ulteriore rallentamento.

Standard and Poor’s aveva già tagliato di due livelli portando il rating a “non investment grade” subito dopo il fallito putsch di luglio. Delle tre principali agenzie, solo Fitch mantiene la Turchia in territorio di investment grade.
«Il taglio di Moody potrà innescare un deflusso di fondi da parte degli investitori esteri come i fondi pensione, che hanno bisogno di almeno due agenzie di valutazione del debito sovrano a investment grade», ha detto Gokce Celik, capo economista di Finansbank. Un elemento che spingerà «il costo dei prestiti esteri al rialzo» ha pronosticato sempre Celik.

Il principale indice azionario della Borsa di Istanbul è sceso quindi quasi del 4 per cento, il maggior declino giornaliero dal tentato colpo di stato del 15 luglio. Le perdite sono state guidate dai titoli bancari, scesi quasi del 6 per cento.
Il rendimento del bond decennale, considerato un benchmark dal mercato, è salito al 10,01 per cento dal 9,51 per cento di venerdì. La lira si è indebolita toccando quota 2,9880 contro il dollaro, dopo aver toccato 3,0040 negli scambi notturni.

LA LIRA SI INDEBOLISCE CONTRO IL DOLLARO
USD/TRY, 23-26 settembre (Fonte: Thomson Reuters)

Una decisione inevitabile
«Questa è stata una decisione inevitabile . Bassi tassi di crescita e uno scenario politico interno fragile non sono affatto favorevoli ad un clima che attragga gli investimenti», ha commentato Commerzbank, prevedendo un indebolimento della lira e delle sue obbligazioni. Il primo ministro turco, Binali Yildirim, ha detto che Moody non è stata imparziale né ha basato la propria valutazione esclusivamente su fattori economici.

Circa 2-3 miliardi di dollari potrebbero uscire dal paese dopo il downgrade, ha ammesso un influente consigliere del presidente turco, Tayyip Erdogan. La banca d’affari americana JP Morgan ha invece ritenuto che i potenziali flussi in uscita potrebbe essere molto maggiori, stimando a luglio che un downgrade avrebbe potuto indurre una fuga di capitali per 10 miliardi di dollari tra titoli sovrani e aziendali.

«Finora, ci sono stati pochi deflussi di capitale» ha cercato di minimizzare il vice primo ministro Numan Kurtulmus replicando a coloro che, a suo avviso, hanno cercato di «minare» la credibilità economica della Turchia. «Probabilmente il downgrade potrebbe rendere più difficile per la Turchia attirare i finanziamenti esteri necessari per finanziare il suo deficit di conto corrente, che potrebbe portare ad una lira più debole e una crescita del Pil più lenta», ha detto William Jackson, economista di Capital Economics.

«Tuttavia, credo che la capacità di attrarre flussi di capitale avrà molto più a che fare con i fattori esterni che con il rating della Turchia», ha detto, riferendosi alle decisioni sui tassi di interesse degli Stati Uniti. In ogni caso per la Turchia si apre un momento delicato tenendo conto che la banca centrake dovrebbe alzare i tassi per attirare i capitali mentre sarà costretta da Erdogan a ridurli, aggravando così la situazione economica.

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