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Moody’s taglia il rating turco a junk A rischio 10 miliardi di investimenti esteri

Il presidente turco Erdogan alle Nazioni Unite
Il presidente turco Erdogan alle Nazioni Unite

La mossa era nell’aria da luglio e alla fine è arrivata a mercati chiusi. L'agenzia americana Moody ha tagliato il rating del credito sovrano della Turchia a “junk”, cioè “spazzatura”, citando preoccupazioni per lo stato di diritto, dopo il fallito colpo di stato di luglio scorso e rischi da un rallentamento dell'economia, una decisione che potrebbe scoraggiare gli investitori internazionali. La Turchia dipende dai flussi di investimenti stranieri per finanziare il suo deficit delle partite correnti - uno dei più grandi dei paesi del G20 - e il servizio del debito estero.

I declassamenti del rating potrebbero costringere il paese a pagare di più i prestiti accesi nei mercati internazionali. Una mossa difficile da digerie soprattutto in vista di un possibile aumento dei tassi della Fed a dicembre. Il primo ministro turco, Binali Yildirim, ha detto che la decisione dimostra che Moody non è imparziale né ha basato la propria valutazione esclusivamente su fattori economici. «Non crediamo che queste valutazioni siano molto imparziali. Crediamo che stanno cercando di creare una certa percezione dell'economia turca», ha detto ai giornalisti.

L'agenzia di rating americana ha tagliato l’emittente a lungo termine del governo a non-investment grade portandolo a Ba1 da Baa3. Ma ha mantenuto l'outlook sul rating “stabile”, dicendo che l’economia turca, con un Pil pari a 720 miliardi di dollari, è in grado di compensare le pressioni sulla bilancia dei pagamenti.

Il downgrade di Moody’s ha seguito un taglio di due notch inferiore a investment grade operato da Standard and Poor proprio dopo il tentativo di golpe militare nel mese di luglio. I fondi di investimento conservativi, come alcuni fondi pensione americani, di solito richiedono da statuto che i paesi abbiano almeno due rating di investment grade dalle principali agenzie di rating per poter investire. Ora resta solo Fitch a mantenere l’investment grade per i bond turchi ma per questi operatori non basta.

La banca d’affari americana JP Morgan ha detto a luglio che gli investitori avrebbero potuto vendere 10 miliardi di dollari di obbligazioni sovrane e societarie turche se il rating fosse stato tagliato a “junk”, cioè “spazzatura”, da un’altra delle maggiori agenzie di rating.

La Turchia ha bisogno di attrarre 200 miliardi di dollari l'anno per finanziare il suo deficit delle partite correnti e il servizio del debito in valuta estera.
Un modo per attirare gli investimenti stranieri sarebbe quello di alzare i tassi di interesse, ma giovedì invece l’istituto centrale turco ha tagliato nuovamente il suo tasso principale, mettendo da parte le preoccupazioni per l'inflazione, dopo i ripetuti appelli giunti dal presidente Tayyip Erdogan a favore di un credito più conveniente per le imprese e le famiglie. Moody’s ha evitato di commentare la riduzione dei tassi di interesse nel suo report. Ma lunedì sarà interessante vedere come si comporterà la lira e la borsa di Istanbul.

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