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Brexit, Merkel: senza libera circolazione Londra fuori dal mercato unico

Angela Merkel
Angela Merkel

Theresa May si appropria dell’ideologia anti-immigrazione dell’Ukip, aprendo il dibattito sui lavoratori stranieri in Gran Bretagna e Angela Merkel, da Berlino, le risponde che Londra non può pensare di stare nel mercato unico senza consentire la libera circolazione delle persone. Per il secondo giorno di fila la cancelliera tedesca inasprisce i toni nei confronti della premier britannica avvertendo che «se non diciamo chiaramente che il mercato interno è connesso all’accettazione completa dei quattro principi basilari, allora il rischio è che si assista in Europa a un processo nel quale a ciascuno Stato sarà consentito di fare quello che preferisce».

Una situazione che porterebbe alla disgregazione del mercato unico in quanto le quattro libertà di circolazione volute dai padri fondatori - merci, capitali, persone, servizi - non possono essere separate. Invece la Gran Bretagna post referendum sembra intenzionata a spingere sulla chiusura all’immigrazione, compresa quella dai paesi dell’Unione europea, e lo conferma la gaffe di mercoledì:  nella giornata di chiusura del congresso Tory è trapelata la proposta del ministro dell’Interno Amber Rudd che avrebbe voluto chiedere alle imprese britanniche di stilare le liste dei propri lavoratori stranieri. La rtetromarcia di May è stata tardiva e poco convincente agli occhi delle cancellerie europee.

Subito dopo la vittoria di Brexit, Angela Merkel ha cercato un approccio morbido con la Gran Bretagna in vista della negoziazione dell’uscita dalla Ue, considerati gli importanti rapporti commerciali tra i due paesi e tra Londra e il resto della zona euro. Il Regno Unito è il terzo mercato per l’export tedesco (dopo Stati Uniti e Francia). Ma negli ultimi mesi la posizione tedesca si è indurita di fronte all’emergere di un programma inglese mirato in primo luogo a limitare la libera circolazione di persone e lavoratori. Un programma grazie al quale i Tory di May, che ha preso il posto del dimissionario David Cameron, cercano di togliere terreno al partito xenofobo Ukip. Merkel è stata molto chiara, parlando all’associazione degli industriali tedeschi: «Dobbiamo essere certi che i nostri interessi combacino, in modo che in futuro non ci siano continue pressioni, attraverso le associazioni delle imprese, perché ci sia un pieno accesso al mercato unico anche se le altre libertà non saranno rispettate».

La Germania ha anche sottolineato che non intende andare a pre-negoziati sulle condizioni dell’uscita. Quando Londra attiverà la clausola per uscire (l’articolo 50 del Trattato Ue) avrà due anni per negoziare le condizioni con le istituzioni europee. Di recente Theresa May ha detto che la clausola verrà attivata entro marzo 2017. Per i tedeschi il colpo potrebbe essere duro, per questo il vicecancelliere Sigmar Gabriel, parlando poco dopo la cancelliera, ha detto che nonostante la rabbia per la decisione di lasciare la Ue, «dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere per tenere il popolo britannico il più possibile vicino all’Europa». Non però fino a permettere di ridurre i rapporti a un puro scambio di merci. Altrimenti altri Paesi seguirebbero l’esempio e dell’Unione non resterebbe che un’area di libero scambio.

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