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Hillary Clinton: «Senza di me, l’apocalisse». E Trump attacca tutti

Hillary Clinton (Reuters)
Hillary Clinton (Reuters)

NEW YORK  - Senza di me, l'apocalisse. Il messaggio di Hillary Clinton agli elettori americani non potrebbe essere più chiaro per cercare di staccare definitivamente Donald Trump. Un Trump che non si dà per vinto e replica attaccando tutti a spada tratta, repubblicani «traditori» che lo abbandonano e avversari democratici, nonostante arranchi nei sondaggi dopo gli scandali sui suoi commenti sessisti e denigratori contro le donne e dopo la performance men che presidenziale nel secondo duello televisivo.

Il messaggio di Clinton («Sono l’ultima cosa tra voi e l’apocalisse» ) è arrivato attraverso un lungo reportage del New York Times pubblicato sul sito del quotidiano e che sarà nel magazine domenicale. Un reportage che vede anche il vice di Hillary, Tim Kaine, definire senza mezzi termini la battaglia in corso per la Casa Bianca come una «sfida esistenziale» per l'America.

Quando manca meno di un mese alle urne dell'8 novembre, Clinton ha aperto un vantaggio di 9 punti su Trump. Con l'eccezione dei siti ultra-conservatori - Breitbart e Drudge dominati da “troll” estremisti - nessuno ha visto Trump uscire davvero vincente dallo scontro di domenica notte. Non solo per la violenza e irrazionalità delle sue affermazioni (ha minacciato di mettere in carcere Clinton), ma per il comportamento sul palco. È parso scomposto, aggressivo, arruffato, incapace di stare calmo. Trump è riuscito così a mobilitare i propri elettori - i repubblicani all'89% dicono ora che voteranno per lui contro il 74% prima del dibattito - ma ha recuperato solo leggermente rispetto al ritardo nazionale di 11 punti prima del dibattito. E tra gli elettori moderati e indipendenti e tra le donne la fuga da Trump cresce.

La performance Tv e le registrazioni video e audio delle sue oscenità contro le donne hanno fatto anche esplodere una crisi senza possibilità di ricomposizione nel partito repubblicano, che si sta intensificando con il passare delle ore. Dopo che lo speaker della Camera Paul Ryan, il principale leader repubblicano, ha scaricato Trump affermando che non farà campagna per lui, ormai sono decine i parlamentari preoccupati di prendere le distanze per difendere i seggi in Congresso dove il partito teme di perdere la maggioranza. Una debacle fino a pochi giorni or sono considerata inimmaginabile.

Trump ha risposto aggredendo Ryan sui social media: «È un leader debole e inefficace», l'ha apostrofato su Twitter. Ha aggiunto che «i repubblicani sleali sono peggio della corrotta Hillary e non sanno vincere». E ha detto di ritenersi a questo punto ormai libero «dalle catene del partito» per fare campagna come meglio crede. Detto fatto: un suo nuovo spot ha subito insinuato che Clinton è malata, trasmettendo i suoi colpi di tosse e il suo malore alla cerimonia per l'anniversario dell'11 Settembre.

Dentro il partito Trump mantiene una base di sostegno su cui contare: i repubblicani più radicali sono a loro volta insorti contro Ryan e a favore del loro portabandiera. Hanno definito, durante infuocate riunioni del partito, i leader che abbandonano Trump come «codardi». Un deputato ha addirittura dichiarato che permettere a Clinton, che difende il diritto all'aborto, di diventare presidente è come «fare a pezzi un feto». Ma per il momento a pezzi appare essere soprattutto il partito repubblicano, scosso dal ciclone Trump.

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