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Putin e la tregua fallita sulla Siria: è tutta colpa…

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gelo di mosca con usa e europa

Putin e la tregua fallita sulla Siria: è tutta colpa dell’Occidente

Vladimir Putin
Vladimir Putin

Isolare la Russia? «Come si fa a isolare un Paese simile? Non hanno abbastanza mezzi e benzina, per circondare tutti i nostri confini!». È con una risposta ironica che Vladimir Putin, intervenuto ieri a un Forum di imprenditori, è andato all’attacco a tutto campo, dalla politica all’economia, dando la propria versione di quanto è avvenuto da quando, un mese fa, è fallito l’accordo per la Siria raggiunto con gli americani: facendo rapidamente precipitare i rapporti tra Mosca e Washington, e poi tra Mosca e l’Europa, in una spirale ad alto rischio di cui la Russia, spiega Putin, non è responsabile. «Ho già detto cento volte che noi siamo pronti a cercare dei compromessi, e vorremmo che anche i partner lo fossero con noi».

«Rossiia zaviot!», la Russia chiama: è il nome dell’Investment Forum voluto otto anni fa dall’allora presidente Dmitrij Medvedev per «creare le condizioni che consentano alle compagnie russe di lavorare con successo sui mercati globali, e alle multinazionali di investire in Russia». La Russia “chiama”: all’origine di tutto, dal punto di vista di Mosca, è l’eterna aspirazione a essere collocati sullo stesso piano degli Stati Uniti. Che, ha detto Putin, devono comportarsi con la Russia «come partner» che rispettano gli interessi reciproci, e non a suon di diktat.

«Anche noi siamo preoccupati per il peggioramento delle relazioni russo-americane - ha detto Putin - ma non è una scelta nostra, non abbiamo mai voluto arrivare a questo. Al contrario, vogliamo avere relazioni amichevoli con un Paese così grande come gli Usa, che guida l’economia mondiale». Ma con l’attuale amministrazione americana il dialogo è complicato. Anzi, ha detto Putin, di fatto «non esiste». E se da Washington la Casa Bianca fa sapere che risponderà in modo «appropriato» alle interferenze di Mosca, accusata formalmente di aver lanciato gli attacchi informatici contro il Partito democratico per influenzarne la campagna elettorale, Putin risponde che lo scandalo non è nell’interesse della Russia: è piuttosto un’«isteria» voluta per distrarre gli elettori americani: «Il problema n. 1 della campagna americana è la Russia, continuano a parlare di noi. È piacevole, ma fino a un certo punto», perché la retorica anti-russa «avvelena le relazioni bilaterali».

A proposito delle sanzioni imposte da americani ed europei a causa della questione ucraina, Putin ha ammesso il danno che arrecano all’economia, in particolare sul fronte delle tecnologie. «Ripetiamo spesso come un mantra - ha detto - che le cosiddette “famigerate” sanzioni non incidono troppo su di noi. Incidono. La minaccia più grande riguarda le restrizioni alla trasferimento di tecnologie».

Ma ormai la discussione sulle sanzioni alla Russia si sta spostando dal fronte ucraino a quello siriano: sanzioni evocate da più parti, in Francia o in Gran Bretagna, per i «crimini di guerra» compiuti contro la popolazione di Aleppo. Su questo fronte, Putin ha affermato che Stati Uniti ed Europa attribuiscono ingiustamente ai russi la responsabilità del fallimento della tregua in Siria. Il bombardamento del convoglio umanitario alle porte di Aleppo, ha detto Putin, è da ascrivere non ai russi o agli alleati siriani ma a gruppi estremisti. «È stata un’organizzazione terrorista - ha detto -. E noi sappiamo che gli americani lo sanno, ma preferiscono assumere una posizione diversa e lanciare accuse contro la Russia».

Accanto a loro, anche la Francia contribuisce ad aumentare la tensione. La risoluzione presentata da Parigi all’Onu la settimana scorsa, per chiedere di fermare i bombardamenti su Aleppo, per Putin è stata una manovra «per infiammare l’isteria anti-russa nei media da loro controllati», poiché i francesi sapevano che i russi avrebbero posto il veto. Lo scontro diplomatico ha condotto all’annullamento della visita di Putin a Parigi, prevista per il 19 ottobre prossimo.

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