DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Il parlamento belga della Vallonia ha approvato oggi una mozione contro la ratifica dell'accordo europeo di libero scambio con il Canada (noto con l'acronimo CETA). Il ministro-presidente della stessa regione ha subito annunciato che non darà mandato al governo federale perché firmi l'intesa commerciale, a meno che non venga riaperto il negoziato diplomatico sulla dichiarazione interpretativa che deve essere associata al CETA. Nei fatti, l'annosa partita rimane quindi aperta.
«Non darò i pieni poteri al governo federale e il Belgio non firmerà il CETA il 18 ottobre», ha detto nel primo pomeriggio Paul Magnette, il ministro-presidente vallone, dopo che il parlamento della sua regione in seduta a Namur ha approvato una mozione contro il trattato con 46 sì, 16 no e una astensione. «Non considero questa scelta la morte dell'accordo, ma un modo per chiedere la riapertura del negoziato» sulla «dichiarazione interpretativa», ha aggiunto l'uomo politico socialista.
La dichiarazione interpretativa è oggetto di negoziato diplomatico da giorni ormai. È stata voluta da diversi paesi alle prese con una opinione pubblica sempre più critica nei confronti del libero commercio e della globalizzazione. In un primo canovaccio del testo, i Ventotto assicurano che «l'intesa preserva la capacità dell'Unione europea, dei suoi stati membri e dello stesso Canada di adottare e applicare le proprie leggi e i propri regolamenti per regolare l'attività economica nell'interesse pubblico» (si veda Il Sole/24 Ore dell'11 ottobre). Con la sua decisione, Magnette, 45 anni, ha tentato di trovare un equilibrio non facile tra le scelte del Parlamento regionale dominato dai socialisti, e le pressioni del governo federale, di centro-destra. La Costituzione belga prevede che gli accordi internazionali debbano essere approvati anche dalle entità federate, oltre che dal Parlamento federale. Negli ultimi giorni, lo stesso Magnette ha ricevuto telefonate da diversi leader europei perché ignorasse la mozione parlamentare.
La questione sta dividendo il paese. I liberali francofoni hanno accusato i parlamentari socialisti valloni di trasformare la Vallonia nella “Cuba d'Europa”. A votare contro il CETA è stata anche la regione di Bruxelles-Capitale. Insieme, la Vallonia e Bruxelles hanno 4,5 milioni di persone, meno dell'1% della popolazione totale dell'Unione europea. L'ostilità contro il libero commercio è tanto più sorprendente che la capitale della Vallonia è Namur, dal Medio Evo un importante crocevia commerciale.
Il testo dell'intesa con il Canada è stato considerato un accordo misto che deve quindi ricevere il benestare sia del Parlamento europeo che dei Ventotto. Questi hanno deciso che in attesa delle ratifiche nazionali, l'accordo potrà entrare in vigore in via provvisoria con il benestare politico dei singoli governi. I governi hanno quindi organizzato per martedì prossimo una riunione straordinaria dei ministri responsabili del Commercio con l'obiettivo di chiudere la partita.
Ad oggi, l'esito dell'incontro è però in forse perché se il governo belga non ha i pieni poteri per dare il suo accordo, l'entrata in vigore provvisoria del CETA non è possibile (è stato deciso che è necessario il consenso di tutti). È probabile che il fine settimana sarà quindi dedicato a nuove trattative politiche sulla dichiarazione interpretativa in una incredibile corsa contro il tempo. L'accordo di libero scambio con il Canada, un testo di 1.600 pagine, prevede tra le altre cose l’abolizione del 98% dei dazi.
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