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I DATI DELTERZO TRIMESTRE

La Cina centra l’obiettivo di crescita: Pil +6,7%. Ma gli squilibri restano

Afp
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Il Pil della Cina ha avuto un incremento del 6,7% tendenziale nel terzo trimestre dell'anno, rimanendo allo stesso livello di crescita dei precedenti due trimestri. Lo rende noto l'istituto governativo National Bureau of Statistics of China. Su base congiunturale, il Pil cinese è cresciuto nel terzo trimestre dell'1,8 per cento.

PECHINO IN LINEA CON IL TARGET
Variazione percentuale annua del Pil cinese

Il Pil cinese dunque si conferma in linea con l’obiettivo annuale di una crescita del 6,5-7 per cento. L'economia, secondo Sheng Laiyun, portavoce dell'Ufficio nazionale di statistica, s'è mantenuta sua una traiettoria espansiva con progressi nella “qualità della crescita” come effetto della domanda aggregata, della ristrutturazione dal lato dell'offerta produttiva e della positiva evoluzione di nuovi fattori guida. Le vendite al dettaglio di beni di consumo sono aumentate del 10,7% a settembre.

In generale, sono state le compravendite immobiliari e i maggiori investimenti pubblici a trainare la crescita, bilanciando la frenata dell'export (a settembre -10% annuo, nei valori espressi in dollari). Gli investimenti sono saliti del 9% a settembre, con le entità statali a +21,1% nei primi 9 mesi del 2016 e il settore privato s'è fermato a +2,5%. La seconda economia mondiale sembra essere sufficientemente stabile, anche se alcuni recenti indicatori hanno fornito dati contrastanti, a partire proprio dall'export. «Guardando ai dati disaggregati - osserva però Craig Botham, economista per i mercati emergenti di Schroders - si evidenzia un'accelerazione dell'industria primaria e un rialzo più contenuto del settore terziario. Il comparto manifatturiero ha registrato una crescita stabile. Nel complesso, non si tratta di un segnale promettente per l'impegno al ribilanciamento dell'economia, suggerendo piuttosto che la crescita viene mantenuta a costo della sostenibilità di lungo termine».

«In un contesto di incertezza globale - osserva Andrea Goldstein di Nomisma - la strategia di Pechino privilegia il mantenimento della crescita rispetto alla riduzione del debito».

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