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Sechin: le sanzioni alla Russia bloccano la possibilità di progetti da centinaia di miliardi

Igor Sechin (a sinistra), ceo di Rosneft, a un incontro durante il Summit India-Russia (Reuters)
Igor Sechin (a sinistra), ceo di Rosneft, a un incontro durante il Summit India-Russia (Reuters)

Verona lancia una proposta a Bruxelles. Il 5° Forum Eurasiatico che si svolge in questi giorni in città risponde al vertice europeo che prende in considerazione l'ipotesi di nuove sanzioni contro la Russia e il suo intervento militare in Siria. La proposta è di Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli: convinto che il dialogo con la Russia si possa riprendere, che Russia ed Europa abbiano bisogno l'una dell'altra, Prodi cerca la via che attutisca le tensioni, che consenta di cominciare un cammino non facile. «Suggerisco una Conferenza esplorativa, se vogliamo chiamarla così – dice Prodi intervenendo a Verona – tra rappresentanti dell'Europa e dell'Eurasia, per fare il punto sullo stato attuale e per proporre passi avanti. C'è la necessità di rimettere le carte sul tavolo e riflettere, come stiamo facendo ora qui a Verona».

Antonio Fallico, presidente dell'Associazione Conoscere Eurasia – organizzatrice del Forum – e di Banca Intesa Russia, raccoglie immediatamente l'idea: «Parliamo di guerra fredda come se la storia non ci avesse insegnato nulla», esordisce ribadendo l'urgenza di riavviare il dialogo con la Federazione Russa. «L'anno prossimo – propone – vediamo se ci sarà possibile invitare al Forum membri della Commissione europea». Perché sia il Forum di Verona a concretizzare un nuovo strumento di dialogo.

«Ogni volta che si faceva qualche progresso nell'ambito degli accordi di Minsk – osserva ai margini del Forum Aleksej Meshkov, viceministro degli Esteri russo ed ex ambasciatore in Italia – il giorno dopo l'Unione Europea prendeva la decisione di prolungare le sanzioni, speriamo non si faccia lo stesso errore adesso». Questa politica delle sanzioni, aggiunge, «non ha nessun senso, l'unica cosa che sta facendo è peggiorare le condizioni per il business europeo che lavora in Russia. A noi crea qualche problema, ma cosa è peggio per noi, i prezzi bassi del greggio o le sanzioni?». A causa delle sanzioni, aveva quantificato alla vigilia Fallico, ci sono 32 miliardi di commesse italiane in standby. In molti casi si tratta di contratti già firmati anche dai partner russi: «Si parla tanto delle controsanzioni relative ai prodotti dell'agricoltura, che finora hanno generato una perdita commerciale di circa 800 milioni di euro: ma troppo poco delle ripercussioni sulle forniture di tecnologie sofisticate. Qui il danno supera lungamente i dieci milioni».

Intervenuto a Verona, il presidente e Ceo di Rosneft Igor Sechin guarda oltre le tensioni con l'Europa. E lascia capire che se le sanzioni spingono la Russia a proiettarsi maggiormente verso i mercati asiatici dell'energia, l'Europa può essere coinvolta: «Lo sviluppo dei nostri legami con i partner in Asia-Pacifico – ha detto Sechin – non è concorrenziale. Piuttosto apre nuove occasioni ai nostri colleghi europei». Nuovi progetti, estrattivi e logistici, o partecipazioni finanziarie: «Rosneft da sola potrebbe proporre ai partner europei progetti per più di 100 miliardi di dollari nell'ambito dello sviluppo dei collegamenti lungo i ponti energetici “Russia-Europa” e “Russia-Asia Pacifico”».

È soprattutto su questa proiezione verso l'Oriente che si basa la convinzione di Sechin che la Russia, nel medio e lungo termine, sarà in grado di aumentare sensibilmente la propria produzione di petrolio: a fronte delle difficoltà finanziarie in cui si dibattono i sauditi, per cui è diventato prioritario aumentare i guadagni per sostenere il budget, e a fronte della produzione americana di shale oil che Sechin ha definito «un fenomeno circoscritto», la Russia ha la capacità di aggiungere a quella attuale (il record di 11,09 milioni di barili al giorno raggiunti in settembre) ben 200 milioni di tonnellate annue, 4 milioni di barili al giorno.

«Il mercato si sta sviluppando in maniera economicamente sostenibile – ha detto Sechin – ed entro il 2040 il fabbisogno potrebbe crescere di almeno 40 milioni di barili al giorno, con una domanda di risorse che potrebbe superare di 4 volte l'attuale estrazione dell'Arabia Saudita. E la Russia potrà aumentare l'estrazione di petrolio di 200 milioni di tonnellate l'anno. In Eurasia possiamo farlo integrando i flussi energetici e regolando gli strumenti finanziari, gli investimenti e le tecnologie. Ciò contribuirà, grazie anche all'Europa, allo sviluppo di tutti con progetti concorrenziali dal punto di vista globale».

A margine del Forum Sechin ha ammesso che Rosneft sarà comunque pronta a seguire le indicazioni del governo russo, che sta lavorando a un'intesa con i produttori Opec per tagliare i livelli produttivi e sostenere i prezzi. Nel prossimo anno e mezzo, ha spiegato, si completerà il periodo in cui si è visto un eccesso di offerta sul mercato, e si assisterà all'avvio di un processo di normalizzazione, in cui il prezzo del petrolio supererà i 55 dollari al barile.

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