
Le milizie irachene sono alle porte di Mosul una delle città simbolo dell’Isis, oggetto dell’offensiva dell’esercito di Baghdad e dei peshmerga curdi. Secondo quanto riferito dall’inviato dell’Ansa sul posto la bandiera irachena sventola sulla chiesa di Bartella, uno dei principali villaggi cristiani a una decina di chilometri a sud-est di Mosul. L'edificio si trova a circa un chilometro dall'ingresso del villaggio che si estende per altri cinque chilometri: tutto intorno risuona però l'eco di una violenta battaglia tra le forze irachene e i miliziani dell'Isis. I caccia della coalizione bombardano le postazioni nemiche a circa tre chilometri dalla chiesa, dove i rintocchi della campana si mescolano al fragore delle armi pesanti.
Ma si combatte anche a Kirkuk, dove almeno 50 jihadisti dell'Isis sono stati uccisi nelle ultime 48 ore: lo riferiscono fonti della sicurezza curda. Tra le vittime dell'assalto - a cui avrebbero partecipato almeno 70 miliziani tra gruppi di fuoco e fiancheggiatori - anche 16 civili e un numero ancora imprecisato di forze della sicurezza irachena e curda, almeno 34 secondo alcune fonti. Testimoni contattati dall'ANSA riferiscono tuttavia che almeno due zone dove si sono asserragliati i jihadisti non sono ancora sotto controllo. Si teme di trovare altre vittime civili.
Cnn: scudi umani uccisi
Nelle ultime ore i jihadisti dell'Isis hanno giustiziato a Mosul, in Iraq, 284 persone, compresi bambini, fra giovedì e venerdì mentre l'esercito iracheno avanzava verso la città. Lo ha riferito una fonte di intelligence irachena alla Cnn. Le vittime erano state sequestrate per essere usate come scudi umani contro gli attacchi della coalizione che stanno costringendo l'Isis a lasciare alcuni quartieri meridionali di Mosul, ha spiegato la fonte. L'esercito iracheno ha lanciato intanto una nuova offensiva, mentre nuovi scontri tra forze curde e miliziani dell'Isis sarebbero scoppiati a Kirkuk. Il segretario alla Difesa Usa Carter è atteso a Baghdad, per valutare di persona i progressi militari.
L’esplosione all’impianto chimico
Nella battaglia per la riconquista di Mosul, lanciata lunedì scorso dalle forze regolari irachene e dai peshmerga curdi, si profila adesso il pericolo di una “catastrofe umanitaria”, come l'ha definita un responsabile della Protezione Civile locale, Jairi Awad al-Khafaye. Nel tentativo di ostacolare l'avanzata nemica, due giorni fa i miliziani dello Stato Islamico hanno fatto saltare in aria un impianto chimico per il trattamento dello zolfo estratto dal giacimento di al-Mishraq, villaggio situato 55 chilometri a sud del capoluogo, e l'adiacente deposito dei prodotti derivati. Si è così sviluppato un enorme incendio, per estinguere il quale sul posto sono state inviate una decina di squadre di vigili del fuoco: nel frattempo però su tutta la zona si sono propagati vapori tossici che hanno già raggiunto diversi centri abitati e persino al-Qayyarah, 25 chilometri piu' a nord, sede tra l'altro di una base aerea che costituisce una delle principali teste di ponte dell'operazione anti-Isis.
Secondo il generale Qusay Hamid Kadhem, portavoce delle teste di cuoio di stanza nell'installazione, si registrano già due morti tra la popolazione della zona mentre Al Jazira riferisce che le persone rimaste intossicate dalla nube velenosa ammontano a mille. Il primo ministro, Haidar al Abadi, ha detto che l'incendio, appiccato due giorni fa, è stato domato grazie all'intervento della difesa civile e delle forze di sicurezza.
L'aria avvelenata, però, sta interferendo pesantemente con l'intera pianificazione dell'attacco, che ha in effetti subito un rallentamento. “E' chiaro”, ha ammesso il generale Khadem, “tutto questo sta incidendo sui progressi previsti”.
Al-Mishraq gia' nel 2003, poco dopo la caduta del regime di Saddam Hussein provocata dall'invasione americana, era stato teatro di un disastro analogo, il peggiore nel suo genere mai avvenuto al mondo: un rogo di quasi certa origine dolosa arse per tre settimane e, prima di essere spento, libero' nell'atmosfera ben 21.000 tonnellate di biossido di zolfo. Oltre alle vittime tra la popolazione, ando' in pratica distrutta l'intera vegetazione dell'area.
Barzani: «Mai più Kirkuk in mano all’Isis»
“Un tentativo fallito da parte dei terroristi di rimediare alle sconfitte subite per mano dei peshmerga al fronte”. Così il leader del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani, descrive il feroce attacco sferrato ieri dai jihadisti dell'Isis a Kirkuk dopo l'avvio, lunedì, dell'offensiva delle forze irachene e dei peshmerga contro lo 'Stato Islamico' nella sua roccaforte Mosul. “Voglio rassicurare la popolazione di Kirkuk e l'intera nazione curda sul fatto che, grazie all'unità e alla determinazione dei peshmerga e della nostra nazione fedele, affronteremo e sconfiggeremo i terroristi”, afferma Barzani, citato dal portale della tv curda Rudaw. “Kirkuk va protetta a tutti i costi e non dovrà mai più cadere nelle mani del nemico”, aggiunge Barzani, secondo il quale le autorità di Kirkuk hanno pieni poteri per “adottare le misure necessarie per un nuovo piano di sicurezza per la città in modo da evitare attacchi terroristici e proteggere la popolazione della zona”.
Mosul, la capitale dell'Isis a maggioranza sunnita
© Riproduzione riservata