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Migranti, al via lo smantellamento della giungla di Calais

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Migranti, al via lo smantellamento della giungla di Calais

(Epa)
(Epa)

PARIGI - Lo sgombero della “giungla” di Calais - la bidonville più grande d'Europa, a due passi dal porto della città francese e dal terminal degli Eurostar diretti in gran Bretagna - è iniziato.

Alle sei e mezza i primi migranti (soprattutto afgani, sudanesi ed eritrei) hanno cominciato a mettersi in fila per essere trasferiti nei 287 Centri di accoglienza e di orientamento (Cao) distribuiti in tutto il Paese. Un'operazione di dimensioni assolutamente inedite, visto che nella baraccopoli c'è un numero di rifugiati che oscilla, a seconda delle stime, tra 6.500 e 8.700. Una città!

E inedita, anche dal punto di vista logistico, è quindi l'organizzazione che è stata messa in piedi per gestire “la grande evacuazione”. Con centinaia di addetti dell'Ofii (l'Ufficio francese dell'immigrazione e dell'integrazione) e di volontari delle varie Ong che da anni si occupano di aiutare i disperati che si sono via via radunati in questa terra di nessuno. Oltre ai più di 3mila agenti ai quali è affidata la sicurezza dello sgombero (con il rischio di manifestazioni, anche violente, promosse dai rifugiati più restii a rimanere in Francia e sostenute dai militanti di “No Border”, senza trascurare le capacità di mobilitazione delle bande di criminali che si arricchiscono sulla pelle dei poveracci di Calais). Anche se per ora tutto si svolge pacificamente, senza particolari problemi.

I migranti devono dividersi in quattro code diverse: gli uomini soli, i minorenni soli, le famiglie e le persone cosiddette “vulnerabili”, anziani e donne sole. I minorenni (il cui numero è stimato in poco meno di 1.300) saranno trasferiti nei container del Centro d'accoglienza provvisorio (Cap) appositamente realizzato per accoglierli. Dove si fermeranno per almeno due settimane, in modo da capire quanti di loro hanno almeno un parente in Gran Bretagna e possono quindi raggiungere il Paese in cui tutti i migranti di Calais vorrebbero andare. In base agli ultimi accordi tra le autorità francesi e inglesi, Londra ha infatti iniziato ad aprire la frontiera a questi ragazzi. Oltre 300 sono già partiti e molti altri dovrebbero seguirli nei prossimi giorni. Quelli che non hanno questa possibilità verranno presi in carico dalle strutture di Aiuto sociale all'infanzia (Ase) e pian piano distribuiti in appositi centri.

Iniziato lo sgombero della 'giungla' di Calais

Tutti gli altri migranti si vedranno proporre due possibili destinazioni. E ogni volta che si raggiungerà il numero previsto, potranno salire sugli autobus diretti al Cao identificato. La previsione è che il grosso dei trasferimenti avvenga nei primi due giorni, con l'utilizzo di un centinaio di autobus.

Una volta arrivati al Cao, verranno sottoposti a una visita sanitaria e sistemati nelle strutture di accoglienza. Dove rimarranno fino a quando non sarà chiarita la loro posizione. Separando man mano chi (probabilmente la grande maggioranza) ha il diritto di presentare una richiesta di asilo – e verrà quindi aiutato a trovare una casa e un lavoro - e chi invece dovrà essere rimandato nei Paesi di origine.

Tutto questo è stato spiegato nei giorni scorsi dai funzionari e dai volontari che hanno percorso in lungo e in largo la “giungla”, distribuendo volantini in nove lingue e cercando di rispondere alle domande di chiarimento di persone spesso disorientate.

Annunciata ufficialmente un mese fa dal presidente François Hollande (che ha parlato di “uno smantellamento totale e definitivo”) e presentata dal Governo come un'iniziativa “umanitaria” - per cercare di chiudere l'osceno capitolo di una baraccopoli nel cuore di un Paese civile, moderno e sviluppato, dove migliaia di persone hanno invece vissuto a volte per mesi in condizioni vergognose, umilianti e pericolose – l'evacuazione ha ovviamente scatenato numerose polemiche. Soprattutto da parte della destra e dell'estrema destra, che hanno denunciato “la creazione di centinaia di piccole giungle” e che alimentano le paure della popolazione, sfruttandole strumentalmente a pochi mesi dalle elezioni presidenziali.

Timori sono stati espressi anche dal Governo belga, che con la chiusura della bidonville teme l'arrivo di un'ondata di rifugiati diretti verso il porto di Zeebrugge, spinti dalla speranza di raggiungere la Gran Bretagna. E che ha quindi rafforzato i controlli ai confini.

Infine, una volta chiusa questa fase (che dovrebbe durare una settimana), bisognerà evitare che si formino (o riformino) altre baraccopoli. Come puntualmente accade, soprattutto lungo la costa Nord-Est del Paese, da ormai vent'anni.

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