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Putin e la Borsa russa brindano. Possibile la fine delle sanzioni

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la reazione di mosca

Putin e la Borsa russa brindano. Possibile la fine delle sanzioni

Vladimir Putin, come prevedibile, è stato tra i primi a congratularsi con il vincitore, esprimendo in un telegramma inviato a Donald Trump la speranza di poter ora superare il momento di crisi nei rapporti tra Mosca e Washington, e di poter «risolvere le questioni internazionali chiave». Poco dopo, brindando al Cremlino per la cerimonia di presentazione delle credenziali di un gruppo di ambasciatori, Putin è andato anche oltre: «La Russia - ha detto - è pronta e desidera ristabilire piene relazioni con gli Stati Uniti. Sappiamo che sarà un cammino difficile, ma noi siamo pronti a fare la nostra parte». Quel “reset” che proprio Hillary Clinton, allora segretario di Stato di Barack Obama, tentò senza fortuna di avviare con Mosca nel 2009? Il riavvicinamento tra russi e americani, ha proseguito Putin, «avrebbe un effetto positivo in generale sul clima degli affari globali, data la particolare responsabilità di Russia e Stati Uniti nel mantenimento della stabilità e della sicurezza mondiali».

Il rublo e la Borsa russa festeggiano, la Duma scoppia in un applauso alla notizia della vittoria di Trump: la Russia, scrive il chief economist di Renaissance Capital Charles Robertson, «è potenzialmente il principale beneficiario dell’elezione di Trump a presidente degli Usa». A partire dalla prospettiva di un allentamento delle sanzioni economiche imposte nel 2014 alla Russia in seguito all’annessione della Crimea che Trump, in campagna elettorale, ha detto di essere disposto a valutare la possibilità di riconoscere. E infatti al Micex - l’indice della Borsa moscovita - a crescere sono state soprattutto le azioni delle compagnie colpite dalle sanzioni americane, da Rosneft a Gazprom.

Nell’agenda di Trump, per quanto riguarda i legami con la Russia, ci sono le sintonie populiste, c’è l’intenzione di condurre insieme la lotta all’Isis - e non al presidente siriano Bashar Assad, alleato di Putin - in Iraq e Siria; e un atteggiamento critico verso la Nato, con i nuovi membri dell’Est Europa in allarme per la freddezza dimostrata da Trump sull’impegno a difenderli automaticamente, in caso di attacco. Emad Mostaque, specialista di geopolitica, mercati di frontiera e petrolio per i consulenti di Ecstrat, mette l’accento sulle altre conseguenze geopolitiche di una presidenza Trump e della sua «America First» , che si tradurrà in un maggiore isolazionismo e nella riduzione delle interferenze nelle questioni internazionali: «Questo - scrive Mostaque citato dal quotidiano economico «Rbk» - indebolirà sensibilmente la Nato rafforzando la posizione russa in Europa, spingendo l’Eurozona a una distensione con la Russia». Con la conseguenza che anche le sanzioni europee, non più sostenute da Washington, potrebbero essere abolite.

«Il più grande sconfitto nel mondo questa notte è l’Ucraina», ha twittato martedì l’ex ambasciatore americano a Mosca, Michael McFaul, commentando la vittoria di Trump. E sono certamente i dirigenti ucraini i primi a interrogarsi sulle ripercussioni di un eventuale asse russo-americano là dove Washington, in questi anni, è stata il principale sostenitore di Kiev. «Ci auguriamo che questo sostegno non venga meno», ha scritto il premier ucraino, Volodymyr Hroisman.

Con alle spalle le tensioni emerse prima e durante i mesi della campagna elettorale, sul fronte siriano e ucraino, con alle spalle le accuse del campo di Hillary Clinton di un coinvolgimento russo negli attacchi al sistema informatico dei Democratici, al di là delle espressioni di simpatia tra Putin e Trump e le supposizioni sui possibili legami tra loro, il personaggio che ora entra in scena è carico di incertezze per Mosca, la solidità del legame che sta per nascere tutta da mettere alla prova. Anche perché probabilmente anche il Cremlino è stato colto di sorpresa: mentre nelle scorse settimane l’irrigidimento e le richieste di Putin a Barack Obama erano un modo per prepararsi a una presidenza Clinton. Di sicuro più ostile di Trump, ma meno imprevedibile. E visto che il presidente eletto vorrebbe veder rafforzati gli arsenali coreani e giapponesi, attacca l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto da Obama insieme ai russi e, per quanto riguarda la Siria, si dice pronto a ordinare l’abbattimento di aerei russi troppo vicini alle unità navali americane, Putin avrà bisogno di tempo per studiare da vicino il fattore Trump. E di grande cautela.


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