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Sostituire Yellen alla Fed? Un obiettivo di medio termine

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LA BANCA CENTRALE

Sostituire Yellen alla Fed? Un obiettivo di medio termine

Janet Yelle (Afp)
Janet Yelle (Afp)

Janet Yellen a Donald Trump non piace. Non può piacere: non tanto perché è “keynesiana” – i repubblicani sono sempre stati meno attenti ai conti pubblici dei democratici, a meno che non fossero all’opposizione – quanto per la sua vicinanza al mondo del partito democratico. La sua politica monetaria, pur apprezzata in una prima fase, è presto diventata un obiettivo polemico. Ha creato, ha detto il presidente eletto, «una falsa economia», giudizio poi ripetuto dai suoi consiglieri economici, perché ha danneggiato i risparmiatori e danneggerà ora l'economia quando sarà costretta ad alzare i tassi.

La posizione della presidente è allora da giudicare a termine. Janet Yellen vede il suo mandato di presidente terminare il 3 febbraio 2018 – anche se quella di componente nel board dura fino a gennaio 2024, tra più di un anno. Solo allora Trump potrà sostituirla, così come qualche mese dopo, il 12 giugno, potrà scegliere un nuovo vicepresidente: il mandato di Stanley Fischer – che in teoria può restare nel board fino al 2022 – scade in quella data. Nel 2017 Trump potrà inoltre nominare altri due componenti del board che attualmente conta cinque persone, contro le sette previste: il presidente Barack Obama non ha infatti proposto suoi nomi per riempire i seggi vacanti. Tra i due nuovi membri, dovrebbe apparire il futuro nuovo presidente della Banca centrale.

In teoria, sulla base delle leggi esistenti, Donald Trump avrebbe anche il potere di revocare il mandato di qualunque componente del board, ma solo «for cause», per giusta causa. È difficile che accada, però; e non solo per la mancanza di un vero grave motivo per procedere a una rimozione. Lo staff dei consulenti del presidente ha già fatto capire – attraverso le parole di Thomas Barrack, fondatore e presidente di Colony Capital, al Financial Times – che il presidente eletto è ben consapevole della necessità di muoversi «molto lentamente» sulla banca centrale e su eventuali riforme del sistema, e persino di quella di riconoscere l'indipendenza dei governatori. Sa, ha detto Barrack, che si tratta di materia «delicata e pericolosa».

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