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Draghi prepara l’estensione del Qe oltre marzo. «Non possiamo…

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A FRANCOFORTE

Draghi prepara l’estensione del Qe oltre marzo. «Non possiamo abbassare la guardia»

Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Ansa)
Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea (Ansa)

La politica monetaria resterà «un ingrediente chiave» della ripresa dell’inflazione nell’eurozona negli anni a venire, ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, offrendo un’ulteriore indicazione che, alla prossima riunione dell’8 dicembre, il consiglio si prepara a decidere un’estensione del programma di acquisto di titoli, il Qe, oltre la scadenza prevista del marzo 2017. «Non possiamo abbassare la guardia», ha affermato il presidente della Bce.

«Restiamo impegnati – ha dichiarato Draghi in un discorso all’annuale Europoean Banking Congress di Francoforte – a mantenere il grado molto consistente di stimolo monetario, che è necessario ad assicurare una convergenza sostenuta dell’inflazione verso un livello sotto, ma vicino, al 2% nel medio termine». Il banchiere centrale ha citato anche «l’alto grado di incertezza», anche se non ha fatto riferimento esplicito, come diversi suoi colleghi nei giorni scorsi, all’incertezza politica, creata prima dal Brexit, poi dalle presidenziali negli Stati Uniti, e, nelle prossime settimane e mesi, dal referendum costituzionale in Italia e le elezioni politiche in Francia e Germania.

La convergenza dell’inflazione verso il 2%, ha chiarito Draghi, dovrà essere durevole, anche con una riduzione dello stimolo monetario, facendo intendere che questa riduzione è ancora lontana. «La dinamica dell’inflazione – ha detto – dovrà sostenersi da sola». Per ora la risalita dell’inflazione (ancora allo 0,5%), dovuta più che altro a fattori statistici, dipende dalla continuazione dello stimolo monetario.

Il presidente della Bce ha detto che non «possiamo essere troppo ottimisti sulle prospettove economiche», anche se ha osservato che c’è oggi maggior fiducia nella forza della ripresa rispetto a un anno fa, grazie al miglioramento della solidità delle banche, che ha portato a un miglioramento delle condizioni del credito alle imprese, all’impulso della domanda interna (mentre si è bloccato il motore dell’export) e alla riduzione della disoccupazione. Nel 2016, l’economia dell’eurozona ha finalmente recuperato la dimensione pre-crisi e dal minimo del 2013 ha creato quattro milioni di posti di lavoro.

Oltre ai rischi geopolitici «che restano prevalenti», ci sono tre fattori, ha detto Draghi, che inducono alla cautela: l’insufficiente redditività delle banche, la relativa debolezza della dinamica dell’inflazione e la dipendenza della ripresa dalla politica monetaria accomodante.

Draghi ha fatto cenno al problema dei crediti deteriorati (Npl) delle banche, che restano alti in alcuni Paesi (fra cui l’Italia, ndr), ma ha notato che sono coperti da accantonamenti per quasi il 50% e da garanzie per buon parte del resto.

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