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Merkel pronta ad annunciare la candidatura domenica, dopo un incontro della Cdu

Angela Merkel. REUTERS/Fabrizio Bensch
Angela Merkel. REUTERS/Fabrizio Bensch

FRANCOFORTE. Il cancelliere tedesco Angela Merkel terrà una conferenza stampa a Berlino domenica sera, nella quale si prevede che annunci la sua candidatura per un quarto mandato alle elezioni dell'autunno del prossimo anno.
Per ora, è stato annunciato solo che la signora Merkel parlerà ai giornalisti domenica alla fine di un incontro del suo partito, i democristiani della Cdu, che deve definire il programma in vista del congresso che si svolgerà ai primi di dicembre e alla quale si ripresenterebbe come leader, una carica che è andata finora appaiata con quella di capo del Governo. Fino a questo momento, il cancelliere, che è in carica dal 2005, ha rifiutato di parlare dell'argomento. Anche alla conferenza stampa di giovedì insieme al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo che questi aveva detto che «se fossi tedesco, voterei per lei», la signora Merkel aveva evitato di rispondere a una domanda sulla sua candidatura.

Ma il passo viene ritenuto ormai inevitabile, dopo che ha almeno in parte ricucito lo strappo con il partito gemello della Cdu, la bavarese Csu, anche se restano divergenze sulla politica per i rifugiati. Il suo nome verrebbe quindi proposto come candidato per i due partiti democristiani.
L’appoggio di Obama e l’ascesa di Angela Merkel come figura di riferimento non solo per l’Europa, ma per l’intero Occidente, dopo l’elezione negli Stati Uniti di un personaggio controverso come Donald Trump, hanno rafforzato in questi giorni la posizione del cancelliere. Il presidente della Commissione affari esteri del Bundestag, Norbert Roettgen, ha detto nei giorni scorsi in un'intervista televisiva che la signora Merkel «è assolutamente decisa e pronta a contribuire a rafforzare l'ordine internazionale liberale».

Il cancelliere è stato l'unico leader occidentale a mandare a Trump un messaggio di congratulazioni in cui offriva la massima collaborazione ma solo nel rispetto dei valori dell'Occidente, di democrazia e di rispetto delle libertà individuali, che in campagna elettorale il candidato repubblicano ha più volte schernito.
La ricandidatura del cancelliere è apparsa a tratti in dubbio nei mesi scorsi, soprattutto dopo il crollo della sua popolarità seguito al suo annuncio di una politica delle porte aperte nei confronti dei rifugiati dal Medio oriente, che ha prodotto lo scorso anno un afflusso di oltre un milione di persone in Germania, in larga parte musulmani, e dopo gli incidenti e gli atti di violenza che hanno coinvolto stranieri e richiedenti asilo lo scorso Capodanno a Colonia e in diversi episodi l'estate scorsa. Queste vicende hanno condotto al successo elettorale del partito anti-immigrati Alternative fuer Deutschland (AfD), in diversi voti regionali, a capito della stessa Cdu e del suo partner di Governo nella grande coalizione, i socialdemocratici della Spd.

Secondo i sondaggi, le preferenze per Cdu/Csu sono scese attorno al 32% (dal 40%) delle politiche del 2013, mentre AfD è attorno al 12-13%. La chiusura delle frontiere sulla rotta balcanica e l'accordo con la Turchia hanno tuttavia nettamente ridimensionato gli afflussi negli ultimi mesi e favorito anche una stabilizzazione della popolarità del cancelliere. In una fase di grande incertezza internazionale, Angela Merkel inoltre viene vista, seppure con meno entusiasmo che in passato, come una figura di indispensabile esperienza. Il cancelliere, che ha vinto tre elezioni consecutive e alle ultime ha mancato la maggioranza assoluta per soli 4 seggi, ha inoltre dalla sua l'ottimo andamento dell'economia, con la disoccupazione ai minimi degli ultimi 25 anni.

Il partito avrebbe avuto difficoltà a incontrare un'alternativa valida, considerato che il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, favorito dalla base, è probabilmente troppo anziano e comunque non avrebbe incoraggiato i suoi potenziali sostenitori. Schaeuble riemergerebbe solo se la signora Merkel dovesse ritirarsi. L'altro nome circolato nei mesi scorsi, quello del ministro della Difesa, Ursula von der Leyen, non ha mai trovato ampio sostegno fra i militanti.

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