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Trump incalza Pechino e affronta il dilemma segretario di Stato

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Trump incalza Pechino e affronta il dilemma segretario di Stato

Donald Trump con il suo ex rivale e futuro segretario all’Edilizia e allo sviluppo urbano, Ben Carson (Afp)
Donald Trump con il suo ex rivale e futuro segretario all’Edilizia e allo sviluppo urbano, Ben Carson (Afp)

New York - Donald Trump, reduce dagli screzi con la Cina per la telefonata di Taiwan, incalza Pechino sul fronte commerciale e militare mentre affronta il dilemma della scelta del suo Segretario di Stato, incaricato di pilotare una politica estera che appare pronta a mettere in discussione o forzare lo status quo.

Che la scelta sia delicata lo mostra la decisione in queste ore di allargare il novero dei potenziali candidati: al poker di Mitt Romney, John Bolton, Bob Corker e David Petraeussi sono aggiunte le “carte” dell’ex governatore dello Utah Jon Huntsman, repubblicano ma anche ambasciatore in Cina di Barack Obama, del chief executive di Exxon Mobil Rex Tillerson e del senatore democratico della West Virginia Joe Manchin III.

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Trump ha incontrato Bolton venerdì e vedrà domani Tillerson. Il nome di Bolton è stato fatto dal vicepresidente eletto Mike Pence, nonostante sia stato in passato un fervente sostenitore della guerra in Irak. Gli altri nomi sono stati menzionati dal consigliere Kellyanne Conway.

La continua ricerca del prossimo responsabile della diplomazia americana non ha impedito a Trump di decidere un’altra nomina ancora mancante: Segretario dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano diventerà l’ex rivale alle primarie Ben Carson, medico afroamericano alfiere però dell’abbandono di politiche progressiste di promozione sociale delle minoranze etniche.

Ma è la politica estera a essere rimasta al centro dell’attenzione per una serie di aggressivi tweet nella notte di domenica che denunciano Pechino, accusandola di manipolare la propria valuta danneggiando gli Stati Uniti e di militarizzare il Mar Cinese Meridionale. «La Cina ci ha chiesto se poteva svalutare la divisa? O creare un enorme complesso militare? Non credo proprio», ha twittato in risposta a chi ha criticato la sua apertura a Taiwan.

La Cina è parsa a sua volta indurire la sua reazione, affermando dalle colonne dell’edizione internazionale del quotidiano governativo People's Daily che Trump rischia un confronto con il Paese sulla questione di Taiwan, dove di fatto il presidente eletto ha sfidato la storica politica della One China che non riconosce Taiwan.

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