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L’articolo del generale russo che ha anticipato i cyberattacchi di Mosca

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LA STRATEGIA RUSSA

L’articolo del generale russo che ha anticipato i cyberattacchi di Mosca

Vladimir Putin con il generale Gerasimov (Epa)
Vladimir Putin con il generale Gerasimov (Epa)

Un articolo scritto nel 2013 da un generale russo getta una nuova luce sulla strategia russa in materia di cyber-spionaggio. In questi giorni di allarmi e ritorsioni americane per i presunti attacchi informatici russi agli Stati Uniti durante la recente campagna elettorale, il Wall Street Journal è andato a recuperare un testo scritto tre anni fa dal generale Valerji Gerasimov, vice ministro della Difesa e capo di Stato maggiore delle forze armate russe, su una rivista specializzata.

Il cyberspazio, scrive Gerasimov, nominato da Putin nel 2012, «offre ampie opportunità di tipo asimmetrico per indebolire il nemico» . Due giorni fa, l’amministrazione Obama ha espulso 35 agenti segreti russi e sanzionato le principali agenzie di intelligence di Mosca con l’accusa di aver interferito nelle elezioni presidenziali attraverso l’accesso a informazioni riservate e la loro successiva diffusione in maniera distorta e partigiana per colpire la candidata democratica Hillary Clinton.

Nell’articolo di tre anni fa, il generale rileva la necessità che l’apparato militare russo affili le sue armi informatiche come estensione di quelle convenzionali e cita l’esempio delle primavere arabe. «Nel Nordafrica - scrive- abbiamo assistito all’uso delle tecnologie con l’obiettivo di influenzare le strutture statali e la popolazione con l’aiuto delle reti informatiche. È dunque necessario - conclude - perfezionare le attività nello spazio dell’informazione».

Da allora, la Russia ha fatto ampio uso dei cyber-attacchi come “arsenale” contro i Paesi vicini in quella che gli esperti hanno ribattezzato la «Dottrina Gerasimov». Il primo esempio in realtà risale a un periodo antecedente: è il 2007 e l’Estonia ha appena deciso di rimuovere un monumento sovietico dedicato alla Seconda Guerra mondiale dal centro di Tallinn. La decisione irrita Mosca: passa poco tempo e i siti web di ministeri, banche, partiti politici e giornali estoni vengono paralizzati da un attacco informatico senza precedenti. Analoghi episodi si sono verificati nel 2008 in Georgia e in tempi più recenti in Ucraina, impegnata in una guerra ai suoi confini orientali con i ribelli filo-russi dopo il blitz di Putin in Crimea. Pochi giorni fa, il presidente ucraino Poroshenko ha denunciato ben 6.500 cyber-attacchi al suo Paese solo negli ultimi due mesi.

L’offensiva russa compie il salto di qualità con il bersaglio grosso individuato negli Stati Unit. Diversi mesi prima delle elezioni presidenziali, secondo diverse fonti governative e politiche americane, i sistemi informatici del Comitato nazionale del partito democratico - l’organo direttivo dei Democratici Usa - vengono ripetutamente violati dall’estero. Il furto informatico, che ricorda con metodi più moderni il Watergate, arriva a colpire John Podesta, il capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, di cui vengono rivelate le email private. Le rivelazioni, pubblicate prima su Wikileaks - il sito fondato da Julian Assange che pubblica documenti riservati - portano alle dimisioni della presidente Debbie Wasserman Schultz del Comitato democratico, accusata dalle email di aver cospirato per sabotare la campagna di Bernie Sanders, il principale avversario di Hillary Clinton alle primarie.

«È stato - ha detto senza mezzi termini Michael Rogers, il direttore della National Security Agency e comandante dello United States Cyber Command - uno sforzo consapevole di una nazione di cercare di ottenere uno specifico risultato». (G.Me.)

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