Mondo

Il ministro del Tesoro di Trump: sì a un dollaro forte nel…

  • Abbonati
  • Accedi
mnuchin al senato

Il ministro del Tesoro di Trump: sì a un dollaro forte nel medio-lungo termine

Steven Mnuchin davanti alla commissione finanze del Senato
Steven Mnuchin davanti alla commissione finanze del Senato

Il ministro del Tesoro di Donald Trump sta in queste ore rispondendo alle domande dei senatori che devono ratificare la sua nomina. Il passaggio al Congresso per gli uomini scelti dal 45esimo presidente degli Stati Uniti che giura domani è obbligato e ovviamente nessuno vuole inimicarsi chi lo deve giudicare idoneo al ruolo. Steven Mnuchin, l’ex banchiere di Goldman Sachs ed ex finanziatore di Hollywood che guiderà l’economia americana per i prossimi quattro anni, fa però una promessa importante: «Mi impegno al 100% ad applicare le sanzioni alla Russia già esistenti».

I senatori hanno ascoltato le stesse parole dal nuovo segretario di Stato Rex Tillerson, petroliere e boss di ExxonMobil che conosce bene Putin. Anche se è difficile prevedere adesso come evolverà la cosa - capire se i due importanti neoministri parlino per quieto vivere o se davvero faranno pressioni su Trump così ben disposto col Cremlino - emerge una dialettica fra Trump e la sua quadra.

Emerge anche una differenza con quanto ha detto Trump al Wall Street Journal a proposito del dollaro definito «troppo forte». Si riferiva al medio termine, lo corregge il suo futuro ministro in commissione Finanze: il dollaroè stata una «valuta molto attraente» per molto tempo, dice Mnuchin ai senatori, e la sua «forza di lungo termine» è importante. Mnuchin prevede e promette una crescità del 3-4% per gli Stati Uniti «onorando gli impegni sul debito» .

“ Gli Stati Uniti possono raggiungere una crescita del 3-4%”

Steven Mnuchin, nuovo segretario del Tesoro americano  

L’audizione di Mnuchin al Senato è comunque meno liscia di quella di Tillerson. L’ex banchiere sta rendendo conto di cento milioni in asset che non aveva dichiarato alla commissione finanze del Senato, «un problema nella compilazione dei moduli» dice, ma soprattutto si sta difendo dall’accusa di essere stato lo squalo della crisi immobiliare. I democratici gli rinfacciano infatti il suo passato alla OneWest Bank, anni in cui Mnuchin diede ordine di pignorare circa 137mila case di chi non poteva più pagare mutuo.

L'ex banchiere di Goldman Sachs ed ex finanziere a Hollywood dice ai senatori che OneWest Bank ereditò alcuni mutui «instabili» da Indymac, la banca fallita nel 2008 per i mutui subprime, quindi lui fu costretto a ripulire i conti della banca. Mnuchin si difende anche dalle accuse di evasione fiscale tramite società offshore e da altre omissioni poi corrette come il ruolo di direttore alla Dune Capital International, fondo dell’Isole Cayman, paradiso fiscale per definizione.

Sempre sulle banche smentisce la vulgata secondo cui sarebbe arrivato al Tesoro un amico degli speculatori: Mnuchin dice di essere favorevole alla Volcker rule, cioè una norma che limita la possibilità per le banche americane di fare investimenti speculativi.

© Riproduzione riservata