PARIGI - La procura di Parigi ha aperto un’indagine preliminare sull’incarico di assistente parlamentare svolto in passato dalla moglie di François Fillon, il candidato della destra che i sondaggi danno per favorito alle prossime elezioni presidenziali francesi. L’ipotesi di reato è appropriazione indebita e abuso di ufficio.
L’inchiesta arriva dopo che il settimanale “Le Canard Enchainé” - con una serie di servizi molto ben documentati, com'è nella tradizione della testata – ha rivelato che la signora Fillon, la gallese Penelope Clarke, tra il 1998 e il 2006 ha incassato circa 500mila euro (lordi) in qualità di assistente parlamentare. Prima del marito, allora deputato della Sarthe, e poi del deputato che gli è succeduto quando è stato nominato ministro.
Al di là di una scelta eticamente discutibile, non c'è nulla di illegale. Ogni parlamentare ha a disposizione 9.500 euro mensili per retribuire i propri collaboratori e la legge prevede che possano essere anche dei familiari (come in effetti accade spesso). Il problema è che in quegli anni Penelope si è sempre presentata come “moglie e madre”, senza mai accennare al proprio impegno “politico”. E che nessuno, alla Camera, si ricorda di averla mai vista al lavoro.
Bizzarro. Tanto più che l'indennità percepita dalla moglie di Fillon è arrivata fino a 7.900 euro al mese. E cioè la quasi totalità della somma a disposizione del deputato e del suo supplente, che pure avevano altri collaboratori. E se la legge consente la retribuzione di un familiare, punisce però, com'è ovvio, i contratti fittizi, cioè il pagamento di lavori che non sono stati realmente effettuati. Un caso clamoroso è stato quello che a suo tempo ha portato alla condanna dell'ex sindaco di Parigi (poi presidente) Jacques Chirac, e del suo numero due Alain Juppé.
Non basta. Per venti mesi, tra il 2012 e il 2013, la signora Fillon ha percepito una retribuzione di circa 5mila euro mensili in qualità di “consulente letterario” presso la testata “Revue des deux mondes”, di proprietà dell'amico di famiglia Marc Ladreit de Lacharrière. Anche qui niente di strano, se non fosse che l'allora direttore della rivista (il quale percepiva appena mille euro in più) non ricorda di averla mai vista. In una redazione composta solo da lui e una segretaria. In quel periodo, Penelope avrebbe in realtà scritto «due o tre brevi recensioni». Pagate come se fosse un premio Nobel!
Alle imbarazzanti rivelazioni del settimanale, Fillon ha reagito dichiarando di essere «scandalizzato dal disprezzo e dalla misoginia degli articoli», senza peraltro fornire alcuna spiegazione nel merito. E un suo sostenitore, ex presidente della Camera, a proposito di Penelope ha parlato di «una donna che lavora nell'ombra». Probabilmente senza rendersi conto di quanto possa essere ridicola una simile affermazione.
In serata il candidato ha diffuso una nota: «Ho appreso dalla stampa l'apertura di un'inchiesta preliminare della procura nazionale finanziaria. Questa decisione particolarmente rapida permetterà di mettere a tacere questa campagna di calunnie e di porre fine ad accuse prive di ogni fondamento». Per ristabilire «la verità voglio essere ricevuto nei termini più brevi dalla procura».
La vicenda rischia di avere pesanti conseguenze per Fillon. Che si è sempre presentato come uomo rigoroso e rispettoso delle regole. E che se non riuscirà a spiegarsi chiaramente, optando invece per la classica reazione irritata dei potenti di turno, si porterà addosso quest'ombra per l'intera campagna elettorale.
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