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Presidenziali francesi: Fillon in declino, sempre più Le Pen-Macron

Dal nostro corrispondente a Parigi- Il D-Day si avvicina per François Fillon, il candidato della destra alle presidenziali colpito in pieno volo dalle rivelazioni sul presunto lavoro fittizio della moglie, vicenda che sta monopolizzando la campagna elettorale, oscurando la politica. Martedì sera ci sarà una riunione cruciale del comitato politico dei Républicains – alla vigilia di nuove informazioni del settimanale “Le Canard Enchainé” che potrebbero questa volta riguardare la società di consulenza di Fillon – alla quale dirigenti e parlamentari del partito si presenteranno dopo aver verificato, nel week-end, gli umori degli elettori nei rispettivi collegi. Sarà probabilmente la sede in cui verrà deciso se proseguire con Fillon o passare al “piano B”, con la designazione di un altro candidato.

Le manifestazioni
Week-end peraltro ricco di grandi appuntamenti politici. Ieri a Lione, il cui sindaco Gérard Collomb è stato uno dei primi ad appoggiarlo, l'indipendente Emmanuel Macron – la star del postpartitismo - ha ufficialmente aperto davanti a oltre 10mila sostenitori (molti dei quali rimasti fuori dal Palazzo dello sport, lo sguardo rivolto ai maxi-schermi) la sua campagna. In attesa della presentazione del programma, tra un mese. Oggi il candidato socialista Benoit Hamon pronuncia, a Parigi, il suo discorso di investitura, mentre, ancora a Lione, c'è una grande manifestazione di Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale. E forse si capirà se ci sono le condizioni per un'alleanza elettorale a sinistra.
Ma soprattutto è la giornata di Marine Le Pen. Che sempre a Lione, in una sorta di duello a distanza ravvicinata con Macron, presenta nel pomeriggio il suo programma e lancia la sua campagna.

Basata sulla contrapposizione tra i seguaci della “mondializzazione” – avendo a quanto sembra ormai deciso che il suo avversario al ballottaggio delle presidenziali sarà appunto Macron (come spera, per approfittare delle divisioni della destra e avere un “nemico” chiaro, e come sembrano indicare i sondaggi) – e i “patrioti”, dei quali si fa portavoce. Con una forte caratterizzazione sociale e una particolare attenzione ai suoi nuovi elettori: bassi redditi, piccolissimi imprenditori, agricoltori, dipendenti pubblici.

La ricetta Le Pen
Un programma, quello della presidente del Front National, fatto di sette capitoli e 144 misure. Ovviamente senza particolari novità rispetto a quanto la Le Pen ha sempre sostenuto, se non l'abbandono della decisione di ripristinare la pena di morte (pur lasciando aperta la porta a un referendum popolare sul tema), optando per la pena “incomprimibile” dell'ergastolo. La priorità resta quella della riconquista della sovranità francese (monetaria, con il ritorno a una moneta nazionale, legislativa, territoriale, con l'uscita da Schengen, ed economica, con varie forme di protezionismo). In caso di vittoria, la Le Pen avvierà un negoziato con Bruxelles. Qualora non dovesse ottenere soddisfazione, organizzerà entro sei mesi un referendum sull'uscita dall'Unione europea. Che equivarrebbe in sostanza alla fine della Ue (e a maggior ragione dell'euro). E tanto perché non ci siano dubbi sulla posizione nei confronti dell'Europa, la Le Pen annuncia che farà togliere la bandiera dell'Unione dagli edifici pubblici.

Sul fronte economico, il programma prevede l'obbligo di privilegiare le aziende francesi nelle commesse pubbliche (a meno che i loro prezzi non siano superiori di oltre il 25% a quelli medi di mercato), la “priorità nazionale” nelle assunzioni (penalizzando con una tassa “ad hoc” le assunzioni di stranieri), un ruolo più importante dello Stato (con la creazione di una Authority della sicurezza economica che possa eventualmente bloccare investimenti esteri), il divieto per dieci anni di cedere un'azienda (o un ramo di attività) se la società ha usufruito di aiuti pubblici, la riduzione al 24% (dall'attuale 33%) dell'imposta sulle Pmi, l'abolizione della legge che ha dato maggiore flessibilità al mercato del lavoro.

E ancora: il ritorno della pensione piena a 60 anni per chi ha almeno 40 anni di contributi, un innalzamento dei redditi fino a 1.500 euro mensili (da finanziare con una tassa del 3% sulle importazioni), la conferma delle 35 ore (con la possibilità di concordare un allungamento a livello di categoria e non di azienda), la defiscalizzazione delle ore straordinarie (cancellata da Hollande), l'azzeramento per due anni degli oneri contributivi a carico delle imprese per l'assunzione di giovani sotto i 21 anni.

La Le Pen annuncia infine l'abolizione dello “ius soli”, un tetto all'immigrazione regolare ridotto a 10mila persone all'anno, il ritorno a un sistema proporzionale, il taglio del numero di parlamentari, l'abolizione delle Regioni, l'uscita dal comando militare integrato della Nato, l'assunzione di 15mila poliziotti e la creazione di 40mila posti nelle carceri.

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