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Dossier Martin Bosma, l’ideologo della crociata anti-Islam di Wilders

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    Dossier | N. 5 articoliLe anime nere della destra populista

    Martin Bosma, l’ideologo della crociata anti-Islam di Wilders

    Geert Wilders - Martin Bosma - Afp
    Geert Wilders - Martin Bosma - Afp

    L’edizione europea di Politico l’ha definito «la mente» di Geert Wilders. Un’etichetta che lui respinge, in linea con la strategia (finora vincente) del Partito per la libertà olandese: quella cioè di dare visibilità esclusivamente al leader, che è anche formalmente l’unico iscritto al Pvv. Lui è Martin Bosma, 52 anni, deputato della Camera dei rappresentanti dei Paesi Bassi dal 2006 e, definizioni a parte, una cosa è certa: è un fedele compagno di strada di Wilders, sin dagli albori del movimento, e nelle sue pubblicazioni si trovano alcune delle idee cardine della battaglia anti-Islam del leader del Pvv.

    Martin Bosma - Afp

    Nato a Wormer, nella regione industriale di Zaanstreek (Olanda settentrionale) nel 1964, Bosma si avvicina ancora 17enne al giornalismo, quindi studia Scienze Politiche all’Università di Amsterdam, specializzandosi in pubblica amministrazione e poi in sociologia a New York. L’università segna un passaggio importante nell’elaborazione di alcune idee chiave di Bosma: «Durante gli studi di scienze politiche – ha dichiarato in un’intervista al giornale olandese Trouw – avevo letto libri tutti di sinistra. Quando sono andato negli Stati Uniti, a studiare sociologia, ho scoperto un pensiero alternativo».

    Non è difficile cogliere in questo passaggio la critica fondamentale all’egemonia culturale di sinistra, che si sarebbe tradotta poi, nel 2010, in una pubblicazione, “La pseudo-élite dei falsari”. Il libro attacca le élite di sinistra salite al potere dopo il ’68 e colpevoli, secondo l’autore, di aver imposto alle società occidentali il multiculturalismo, favorendo le migrazioni di massa e chiudendo gli occhi di fronte al pericolo islamico. «Secondo l’élite – scrive Bosma – l’Islam è una religione e perciò dobbiamo rispettarla. Ma la religione è nella migliore delle ipotesi solo una piccola parte dell’ideologia». Un’ideologia che punta «all’introduzione della sharia e al dominio del mondo» e che l’autore paragona ad altre ideologie totalitarie, come il comunismo.

    “«La religione è solo una piccola parte dell’ideologia islamica, che punta alla sharia e al dominio del mondo»”

    Martin Bosma, “La pseudo-élite dei falsari» 

    Il lavoro giornalistico prosegue anche nel periodo immediatamente successivo agli studi universitari, in cui Bosma collabora con programmi di Cnn e Abc, prima di ricoprire – dal 2002 al 2004 – il ruolo di direttore del Gruppo radiofonico olandese.

    L’incontro con Geert Wilders avviene nel 2004, quando il futuro leader del Pvv ha appena lasciato il Vvd, il Partito liberal-conservatore, per fondare quello che inizialmente si chiama Gruppo Wilders. È l’anno dell’assassinio in strada del regista Theo van Gogh, per mano di un estremista islamico: un evento giudicato decisivo dal leader del Pvv (e da Bosma stesso, che lo conosceva personalmente) per la discesa in campo. Bosma diventa il principale autore dei discorsi di Wilders, nonché lo stratega del partito e il responsabile internet.

    A lui si deve anche l’idea, messa in pratica dal Pvv, di preferire a un movimento con una struttura tradizionale un partito “virtuale” (senza iscritti) che risponda direttamente agli elettori e sia in grado di cogliere, senza intermediazioni, le sollecitazioni della società: «Un partito senza membri – scrive Bosma sempre nel 2010 – significa aggiungere elementi di democrazia diretta alla democrazia rappresentativa». Figlie della sua vena caustica sarebbero, stando alla ricostruzione di Politico, anche alcune definizioni poi fatte proprie e divulgate da Wilders (le moschee come «palazzi dell’odio», i richiedenti asilo come «bombe al testosterone»), nonché quella capacità tipica dei movimenti populisti di parlare all’uomo della strada, “Henk e Ingrid” nella declinazione olandese.

    Nel 2006 il Partito per la libertà entra in Parlamento con nove rappresentanti, che diventano 24 alle elezioni politiche del 2010, aprendo la via a un appoggio esterno al governo, che durerà però solo due anni. Dalle successive elezioni anticipate (2012) il Pvv esce leggermente ridimensionato, con un 10% di consensi e 15 seggi. I sondaggi in vista del voto del 15 marzo gli assegnano tra i 25 e i 35 seggi.

    In linea con il progetto di partito virtuale, Bosma non rilascia molte interviste. Negli slogan e nelle idee portanti di Wilders – alcune espresse dal leader anche al Sole 24 Ore, in un’intervista del marzo 2015 - si avverte però l’impronta del suo pensiero, elaborato in pubblicazioni articolate: i danni dell’egemonia culturale della sinistra e del multiculturalismo, la visione dell’Islam come ideologia totalitaria. Senza sottovalutare la tesi formulata in un altro libro, pubblicato nel 2015: “Minoranza nel proprio Paese”. Qui Bosma stigmatizza l’apartheid alla rovescia che a suo dire si è instaurata in Sudafrica, paragonando il destino degli Afrikaner, discendenti dei coloni olandesi, sopraffatti ed emarginati dalla maggioranza nera, a quello che potrebbe attendere l’Olanda (e l’Europa), schiacciata dalle migrazioni di massa dai Paesi musulmani. E quando si domanda retoricamente se «i nuovi arrivati avranno una minima comprensione della nostra cultura, dei nostri simboli o luoghi della memoria» sembra di sentire la veemente difesa dei valori giudaico-cristiani dell’Occidente più volte ripetuta da Wilders.

    Che insomma si voglia definire Bosma ideologo, spin doctor o numero due di Wilders la sostanza non cambia: la sua influenza nella crociata populista e finora di successo del Pvv è innegabile.

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