Nuovi guai per François Fillon, proprio quando il candidato della destra alle presidenziali dava l'impressione di essere in grado di poter risalire la china dei sondaggi. La Procura finanziaria, che da quasi due mesi sta indagando sul cosiddetto Penelopegate (cioè il supposto lavoro fittizio da assistente parlamentare della moglie e di due figli, che hanno incassato complessivamente oltre 900mila euro) ha infatti deciso di estendere l'inchiesta affidata a tre giudici istruttori ai reati di truffa aggravata e falso.
Durante una seconda perquisizione alla Camera, gli inquirenti avrebbero infatti sequestrato della documentazione dalla quale risulterebbe che Fillon avrebbe falsificato degli atti per cercare di dimostrare che il lavoro della moglie (la quale era probabilmente all'oscuro di tutto) era reale. E per rendere credibile il doppio lavoro della moglie: al servizio del marito deputato e da consulente letteraria alla rivista dell’amico miliardario Marc Ladreit de Lacharrière (la “Revue des deux mondes”), dove veniva pagata 5mila euro al mese.
Come se non bastasse, il settimanale “Le Canard enchainé” – all’origine delle rivelazioni sul Penelopegate – scrive che Fillon, il quale ha sempre negato di aver avuto rapporti d'affari con la Russia, avrebbe incassato 50mila dollari, tramite la sua società di consulenza 2F, per organizzare almeno un incontro dell'uomo d'affari libanese Fouad Makhzoumi (proprietario della società di pipeline Future Pipe Industries) con il presidente russo Vladimir Putin e il presidente di Total Patrick Pouyanné (che a suo tempo è stato capo di gabinetto di Fillon).
© Riproduzione riservata