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Al via summit di Roma ma Tsipras minaccia di non firmare

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Sessanta anni dei trattati

Al via summit di Roma ma Tsipras minaccia di non firmare

Angela Merkel accolta dal prefetto della Casa pontificia Georg Gänswein prima dell’udienza dei leader con il Papa (Afp)
Angela Merkel accolta dal prefetto della Casa pontificia Georg Gänswein prima dell’udienza dei leader con il Papa (Afp)

BRUXELLES. A ventiquattro ore dalla firma della Dichiarazione di Roma con la quale i Ventisette vogliono celebrare il 60° anniversario dell’Unione e rilanciare nel contempo il progetto di costruzione europea, la Grecia continua a minacciare di non firmare il testo negoziato in queste settimane sotto l’egida anche dell’Italia. In una lettera inviata all’establishment comunitario, il governo greco ha chiesto l’appoggio dei suoi partner nei colloqui con il Fondo monetario internazionale.

«Intendiamo dare il nostro sostegno alla Dichiarazione di Roma», ha scritto il premier greco Alexis Tsipras in una missiva inviata al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. «Ciò detto, in modo da celebrare i nostri successi, deve essere chiarito su un piano ufficiale che questi nostri successi si applicano anche alla Grecia. In altre parole che l’acquis europeo è valido per tutti i Paesi membri, senza eccezioni, e non per tutti salvo la Grecia».

La presa di posizione giunge mentre Atene sta negoziando con i suoi creditori la seconda revisione relativa al terzo programma di aiuti finanziari. La partita è complicata dalle richieste dell’Fmi. Perché questo possa partecipare all’esborso di nuovi prestiti chiede particolari misure di politica economica, in particolare sul fronte pensionistico e del mercato del lavoro. Atene si oppone strenuamente e sta usando la Dichiarazione di Roma per raggiungere i suoi obiettivi.
Secondo una recente versione del testo, i Ventisette affermano che «il ruolo chiave delle parti sociali» deve essere salvaguardato nell’Europa del futuro. Il riferimento è proprio al principio della contrattazione collettiva che il Fondo vuole riformare in Grecia, contro la volontà del Governo Tsipras.

“La Grecia vuole salvaguardare il principio della contrattazione collettiva che l’Fmi chiede di riformare”

 

Le richieste dell’Fmi appaiono esagerate ad alcuni Paesi membri e la presenza nel negoziato dell’organizzazione internazionale è fonte di crescenti incomprensioni. «Chiedo – ha scritto il premier Tsipras nella sua lettera – il vostro sostegno per proteggere, tutti insieme, il diritto della Grecia di tornare agli standard del modello sociale europeo». Diplomatici a Bruxelles si aspettano comunque che Atene firmi sabato la Dichiarazione di Roma e ritenevano la presa di posizione del primo ministro greco un segno di debolezza, dinanzi ai molti sondaggi negativi in patria e mentre il negoziato con i creditori fatica ad avanzare.

Si può presumere che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk possa usare l’incontro di questo pomeriggio con le parti sociali, in vista del vertice di sabato, per lanciare un messaggio alla Grecia e ottenere il suo pieno benestare alla Dichiarazione. Al problema greco si aggiunge anche la posizione della Polonia. Ieri per bocca della sua premier Beata Szydlo, Varsavia ha spiegato: «Se la dichiarazione non include le questioni che sono le nostre priorità, non l’accetteremo». Varsavia è preoccupata dall’idea di una Europa a più velocità; ma non sembra che la posizione polacca sia intransigente. Nel testo i partner le sono venuti incontro sottolineando l’importanza della Nato, del mercato unico e definendo l’Unione indivisibile. Ciò detto, le posizioni greca e polacca confermano quanto sia difficile garantire l’unità dell’Unione anche in momenti celebrativi e mentre il Regno Unito ha deciso di lasciare il grande progetto di integrazione europea.

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