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La Fed sgonfierà il bilancio in nome di una stretta monetaria graduale

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La Fed sgonfierà il bilancio in nome di una stretta monetaria graduale

Janet Yellen (Reuters)
Janet Yellen (Reuters)

NEW YORK - La Federal Reserve mettera' mano al suo bilancio per continuare con maggior efficacia sulla strada di una graduale normalizzazione della politica monetaria americana. Anche se non è ancora pronta a vuotare da subito il “sacco” colmo di titoli del Tesoro e del debito accumulati negli anni per combattere crisi e recessione prima, fragilità e debolezza della ripresa poi. I verbali dell'ultimo vertice della Banca centrale hanno mostrato un esame particolarmente attento e convinto della necessita' di ridurre il gigantesco portafoglio di asset sotto il suo controllo, letteralmente una montagna da 4.500 miliardi di dollari. La frase chiave e rivelatrice: “La maggior parte dei partecipanti anticipa che un cambiamento nella politica di reinvestimento sarà probabilmente appropriata piu' tardi quest'anno”. La politica di reinvestimento dei titoli che maturano e' quella che ha finora mantenuto sostanzialmente stabile l'ammontare dello stimolo in arrivo dal Quantitative Easing.

Agli occhi degli analisti il nuovo tono è comprensibile e legittimo, forse anche tardivo. Soprattutto se l'ipotesi è che, per prudenza, la Fed decida solo altre due modeste strette sui tassi di interesse nel corso del 2017, la manovra sul bilancio diventa indispensabile per procedere gradualmente in una rimozione degli aiuti all'economia. Di questo è convinto ad esempio Mickey Levy di Berenberg, che oggi scommette su una stretta a giugno e una settembre dopo quella già avvenuta a metà marzo.

Levy ha corretto le sue previsioni per tener conto della novità sul balance sheet: finora aveva ipotizzato le prossime due strette a settembre e dicembre e non aveva escluso in realtà un ulteriore intervento entro l'anno. Mettere in gioco il bilancio rimuove ora la pressione a intensificare il passo dei rialzi dei tassi di interesse e permette allo stesso tempo di anticiparli lasciando alla fine dell'anno il campo aperto per dettagli tecnici ancora da definire dell'operazione di riduzione degli asset in portafoglio. Tanto più che la Banca centrale ha mostrato un insolito grado di considerazione per il mercato azionario, affermando che diversi policymaker lo considerano sopravvalutato e quindi esposto a scosse al cospetto di eccessive accelerazioni nelle strette sui tassi.

“Alla luce delle intenzioni della Fed di modificare la sua politica di reinvestimento, che porterebbe a un declino del suo balance sheet, ci aspettiamo che la Fed sospenda i rialzi dei tassi, per verificare come i mercati e l'economia assorbiranno la sua normalizzazione” ha scritto Levy in un commento ai verbali. William Dudley, governatore dell'influente sede della Fed di New York, aveva già di recente affermato proprio che “se cominciamo a normalizzare il bilancio, questo è un sostituto per strette sui tassi nell'immediato” che potrebbe anche spingere a una pausa nelle strette sui tassi interbancari.

Levy è esplicito nel sostenere che il momento per questa decisione è ormai arrivato. “Il portafoglio eccessivamente ampio di Treasuries (2.500 miliardi di dollari) e titoli garantiti da mutui (1,800 miliardi) non alcun proposito economico ma contiene un significativo rischio sui tassi di interesse e coinvolge la politica monetaria in modo scorretto quando si tratta di credit allocation.

Sotto il profilo dei dettagli della svolta, la Fed potrebbe accontentarsi di lasciar maturare i titoli in scadenza, cosa che però vedrebbe una iniziale riduzione anzitutto del bond del Tesoro. Oppure potrebbe agire con maggior aggressività, fissando target qualitativi o quantitativi per la smobilitazione degli asset. I verbali, ha messo in evidenza Ryan Wang di HSBC, si limitano a indicare che l'opzione preferita sarebbe quella di ridurre contemporaneamente sia o Treasuries che gli Mbs, le mortgage backed securities, i titoli garantiti da mutui. Una simile strategia potrebbe richiedere accorgimenti particolari, visto che il portafoglio Fed ha scadenza più ravvicinate nei titoli del Tesoro che nei bond legati ai mutui.

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