Mondo

Wto: riparte il commercio mondiale. Ma incombe la minaccia dazi

  • Abbonati
  • Accedi
le previsioni Wto e fmi

Wto: riparte il commercio mondiale. Ma incombe la minaccia dazi

Il direttore generale della Wto Roberto Azevedo e il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde
Il direttore generale della Wto Roberto Azevedo e il direttore generale dell’Fmi Christine Lagarde

A qualche giorno dall’appello firmato insieme a Fmi e Banca mondiale a difesa della globalizzazione, la Wto pubblica un nuovo report nel quale prevede la ripresa del commercio internazionale nel 2017, mettendo però ancora una volta in guardia dai rischi del protezionismo. Una minaccia che, secondo il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, incombe come una spada di Damocle sulla crescita globale, finalmente pronta ad accelerare dopo sei anni di delusioni.

SCAMBI IN RIPRESA
Commercio mondiale di beni, variazione % in volume. (*) Previsini. (Fonte: Wto)

Nel 2017, questa è la stima della Wto (più volte finita sotto gli attacchi dell’Amministrazione Trump), il volume degli scambi crescerà del 2,4%, dopo la frenata all’1,3% del 2016. L’accelerazione non basterà tuttavia a riportare la velocità di crociera del commercio sopra quella dell’economia globale, che resterà più sostenuta (2,7%), come già era avvenuto l’anno scorso. Storicamente, il volume del commercio di beni corre 1,5 volte più velocemente del Pil mondiale. Negli anni 90 gli scambi sono cresciuti del doppio. Dalla crisi finanziaria del 2007-08, questo rapporto è però sceso a 1:1. Nel 2016, la crescita degli scambi è stata superata da quella dell’economia, per la prima volta dal 2001.

IL COMMERCIO E IL PIL MONDIALE
Rapporto tra la crescita degli scambi e la crescita dell'economia. Nel 2009 sia il commercio che il Pil si sono contratti. (Fonte: Wto)

Sul commercio internazionale pesano, si legge nel report, profonde incertezze sugli sviluppi di breve termine della congiuntura economica e politica. L’espansione del volume degli scambi potrà attestarsi al 2,4%, se, spiega la Wto, le economie avanzate confermeranno le loro politiche monetarie e di bilancio «accomodanti», se i Paesi emergenti continueranno la loro graduale ripresa e se non si moltiplicheranno dazi e barriere non tariffarie. A seconda dello scenario che prevarrà, l’espansione degli scambi potrebbe quindi frenare fino all’1,8% oppure balzare del 3,6%. Per il 2018, la forchetta va dal 2,1 al 4%. L’ampiezza dell’intervallo dà appunto la misura della volatilità dello scenario: «Un’impennata dell’inflazione, che comportasse più alti tassi di interesse, politiche di bilancio più severe e l’adozione di restrizioni al commercio potrebbero limitare la crescita del commercio», afferma la Wto.

E qui arriva il monito - ormai un mantra - dell’Organizzazione che vigila sulla liberalizzazione degli scambi e la promuove: «Se - afferma il direttore generale Roberto Azevedo - i politici tenteranno di rispondere ai cali occupazionali con severe restrizioni alle importazioni, il commercio non potrà contribuire a sostenere la crescita e potrebbe addirittura diventare un freno. Sebbene il commercio generi squilibri in alcune comunità, questi effetti non dovrebbero essere sovrastimati. Dovremmo vedere il commercio come parte della soluzione, non come parte del problema». Azevedo ricorda che l’80% dei posti di lavoro che negli ultimi anni sono andati distrutti nel settore manifatturiero, sono stati “mangiati” non da importazioni e delocalizzazioni, ma dall’innovazione tecnologica. «E non c’è dubbio - sottolinea - che i progressi della tecnologia vanno a vantaggio della gran parte della popolazione, il più delle volte».

Tra i fattori di “rischio politico”, una categoria che era sparita dall’orizzonte dei Paesi avanzati, ma che è tornata a turbarlo con forza, la Wto cita in generale la crescente ostilità nei confronti della globalizzazione e il ritorno dei populismi, ma poi indica espressamente la Brexit e indirettamente la border tax congegnata dal Partito repubblicano statunitense e la politica «America First» di Trump: «Restrizioni generalizzate agli scambi o l’abbandono degli accordi di libero scambio esistenti potrebbero danneggiare la fiducia dei consumatori e delle imprese e indebolire commercio e investimenti internazionali».

I CAMPIONI DEL COMMERCIO

PRIME 5 AREE ECONOMICHE PER ESPORTAZIONI DI BENI
Quota % sul totale. Nota: (*) esclusi gli scambi intra-Ue. (Fonte: Wto)

PRIME 5 AREE ECONOMICHE PER IMPORTAZIONI DI BENI
Quota % sul totale. Nota: (*) esclusi gli scambi intra-Ue. (Fonte: Wto)

Al report della Wto fa eco il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde: la ripresa globale sta accelerando, ha affermato da Bruxelles, ma potrebbe essere spezzata dalla «spada del protezionismo». Frenare il commercio mondiale, ha spiegato, sarebbe autolesionistico: danneggerebbe le catene globali del valore e farebbe salire i prezzi dei beni intermedi e di consumo, colpendo in particolare i meno abbienti. L’Fmi pubblicherà tra pochi giorni le sue previsioni sull’economia globale, che si annunciano positive: «Dopo sei anni di crescita deludente, l’economia mondiale - ha dichiarato Lagarde - sta ripartendo, con la promessa di più occupazione, più consumi e più prosperità», soprattutto tra le economie avanzate.

Anche Lagarde mette in guardia però dal rischio politico ed esorta i Governi a insistere sulla strada delle politiche a sostegno della domanda, senza dimenticare le riforme strutturali e gli investimenti nella ricerca. Lagarde ha poi spezzato una lancia a favore di Pechino, accusata da Trump di manipolare lo yuan per spingere le esportazioni. Non si può prendere di mira una sola valuta, ha detto Lagarde: «L’Fmi non considera più lo yuan sottovalutato già dal 2015».

© Riproduzione riservata