Il Reis esulta. Per vincere il referendum che ha approvato - di stretta misura - la consegna nelle sue mani di poteri quasi assoluti, Recep Tayyep Erdogan ha combattuto contro «le nazioni potenti del mondo» che «hanno attaccato con una mentalità da crociati». Così il presidente ha salutato la folla che lo ha accolto all’aeroporto di Ankara, al suo arrivo da Istanbul. «Non ci siamo arresi. Abbiamo resistito come una nazione», ha aggiunto Erdogan.
«In generale, il referendum non è stato all’altezza degli standard del Consiglio d’Europa. Il contesto legale è stato inadeguato allo svolgimento di un processo genuinamente democratico»: il giudizio di Cezar Florin Preda, capo della delegazione di osservatori dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, è invece una bocciatura della conduzione del voto di domenica.
Ed è una bocciatura anche quella degli osservatori dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), secondo cui la decisione della Commissione elettorale turca (Ysk) di conteggiare come valide anche le schede elettorali senza il timbro ufficiale del referendum «ha minato le garanzie contro i brogli». Lo ha detto Tana de Zulueta, responsabile della missione internazionale di osservatori Osce/Odihr, precisando tuttavia di «non aver avuto finora nessun contatto» con l’Ysk e di non avere il «compito di giudicare».
Ma la Turchia respinge al mittente le critiche dell’Osce/Odihr sulla regolarità del voto. Il referendum costituzionale in Turchia è stata «l'elezione più democratica» vista in ogni Paese occidentale. Lo ha sostenuto il presidente Recep Tayyip Erdogan. «Per prima cosa, state al vostro posto! Non vedremo o ascolteremo i rapporti che preparate con motivazioni politiche», ha detto
Erdogan.
Il giorno dopo il referendum, il principale partito di opposizione ne ha chiesto l’annullamento. Risultati non ancora definitivi assegnano al “sì” il 51,4% dei voti, un margine molto inferiore alle aspettative di Erdogan, fotografando un Paese profondamente diviso. L’opposizione curda del Partito democratico del popolo punta il dito su tre milioni di schede risultanti prive del timbro ufficiale (più del doppio del margine di vittoria di Erdogan).
“La sola decisione che possa mettere a tacere il dibattito sulla legittimità del voto e le preoccupazioni legali della gente è l’annullamento del voto”
Bulent Tezcan, vicepresidente del Partito repubblicano del popolo
Mentre secondo il Partito repubblicano del popolo, principale partito di opposizione secolarista, non è ancora chiaro quante siano le schede senza timbro. «Ecco perché la sola decisione che possa mettere a tacere il dibattito sulla legittimità del voto e le preoccupazioni legali della gente è l’annullamento di questo voto», ha detto il vicepresidente del partito, Bulent Tezcan.
Da Berlino, Angela Merkel ha invitato Erdogan ad ascoltare le preoccupazioni sollevate dalla legittimità del referendum andando a incontrare l’opposizione. In una dichiarazione comune della Cancelleria e del ministro degli Esteri Sigmar Gabriel si fa notare la profondità delle divisioni che il voto ha portato alla luce. «Il governo federale tedesco - è scritto nella dichiarazione - si aspetta dal governo turco la ricerca di un dialogo rispettoso con tutti i rappresentanti politici e della società, dopo una dura campagna». Certamente non va in questa direzione la notizia che il Consiglio turco per la sicurezza nazionale sta discutendo l’estensione dello stato d’emergenza proclamato in luglio a seguito del tentato golpe. Stato d’emergenza di cui Erdogan si è servito per “purgare” esercito e pubblica amministrazione, incarcerando prima del voto gli oppositori politici.
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