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Gli Usa alla Corea del Nord: «Non esclusi raid in caso di test…

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Gli Usa alla Corea del Nord: «Non esclusi raid in caso di test nucleare»

  • – di Redazione Online

La Corea del Sud afferma che un sottomarino statunitense a reazione nucleare è arrivato nel porto meridionale di Busan, ma non si prevede che parteciperà alle esercitazioni navali congiunte di Washington e Seul. Un funzionario della Marina sudcoreana ha detto che lo Uss Michigan sta facendo una sosta di routine per far riposare il suo equipaggio e fare rifornimenti. Il sottomarino è arrivato lo stesso giorno in cui la Corea del Nord celebra l'anniversario della fondazione del suo esercito. Pyongyang marca spesso date significative con dimostrazioni di capacità militari e i funzionari sudcoreani ritengono il Nord possa prepararsi a un altro ciclo di test nucleari o missilistici.

L'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, non esclude un raid degli Stati Uniti contro la Corea del Nord, se Pyongyang effettuerà un altro test nucleare.
Lo ha detto la delegata Usa in una serie di interviste. «Non faremo qualcosa a meno che non ce ne dia motivo», ha spiegato, citando ad esempio un attacco ad una base militare americana o l'uso di un missile balistico intercontinentale. Se la Corea del Nord Corea farà il sesto test nucleare, allora «il presidente Donald Trump entrerà in campo e deciderà cosa fare».

Sale la tensione tra gli Usa e la Corea del Nord, nelle stesse ore in cui la portaerei Uss Carl Vinson si dirige con il suo gruppo di attacco nelle acque del Pacifico Occidentale, al largo della penisola coreana, per svolgere manovre congiunte con due cacciatorpedinieri giapponesi.

«Chiediamo alla Corea del Nord di astenersi da azioni provocatorie e da una retorica destabilizzante», è stata la ferma risposta di Washington alle minacce del leader nordcoreano Kim Jong-un.

A fare un passo indietro nelle provocazioni ha invitato anche il premier del Giappone Shinzo Abe che ha avuto una conversazione telefonica con il presidente Usa Donald Trump.

Pyongyang, ha detto ieri notte il portavoce del Pentagono, Gary Ross, «deve fare la scelta di rispettare i suoi obblighi internazionali e tornare a partecipare a seri negoziati perché il programma nucleare nordcoreano rappresenta una chiara e grave minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti». E non solo. Gli alleati asiatici sono in prima linea a cominciare dalla Corea del Sud che questa mattina ha fatto sapere di avere iniziato colloqui per unirsi alle esercitazioni della Uss Carl Vinson.

L’escalation di tensione nella regione e la paura di un ennesimo test nucleare del regime di Pyongyang hanno indotto il presidente cinese Xi Jinping, dopo una telefonata con Trump, a un appello alla calma. Pechino si augura «che tutte le parti in causa esercitino moderazione e si astengano da qualsiasi azione che possa peggiorare la situazione già tesa della penisola» avrebbe detto Xi al presidente americano. Il leader cinese ha sottolineato la contrarietà a iniziative unilterali, irrispettose delle risoluzioni dell’Onu.

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Martedì la Corea del Nord celebra l’85° anniversario della fondazione del suo esercito e questa potrebbe essere l’occasione, come in passato, per un test missilistico anche nucleare in sfida alle sanzioni delle Nazioni Unite che hanno ulteriormente impoverito il Paese ormai devastato dalla crisi economica.

Più aggressiva la posizione espressa da Abe. «Manteniamo un contatto stretto con gli Stati Uniti - ha dichiarato dopo la telefonata con Trump - e teniamo alta la vigilanza pronti a rispondere con fermezza alle provocazioni». Il governo di Tokyo ha inoltre sottolineato le responsabilità della Cina nelle “trattative “ con Pyongyang del quale rappresenta l’unico alleato.



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