Incontra capi di Stato e primi ministri a raffica, da Matteo Renzi al canadese Justin Trudeau e soprattutto a Donald Trump, al quale ha spiegato per filo e per segno come creare un milione di posti di lavoro negli Stati Uniti in cinque anni. Intavola colloqui con i leader di Argentina, Australia, Israele. Stipula trattati di “libero scambio digitale” con Governi di Paesi stranieri quali la Malesia e, di recente, il Pakistan. E magari domani la Russia, come si mormora. Vara una piattaforma di trading mondiale (la e-WTP) pensata per le piccole e medie imprese in nome della globalizzazione e dell’abbattimento delle barriere commerciali.
Jack Ma, l’ex insegnante d’inglese povero che fondò nel suo appartamento a Hangzou quello che è diventato il colosso mondiale dell’e-commerce, ormai si muove più con il passo dello statista che dell’imprenditore. Dall’alto della capitalizzazione di Borsa della sua Alibaba (oltre trecento miliardi di dollari) e della sua passione per missioni apparentemente impossibili, il 53enne magnate cinese insegue il sogno di un commercio elettronico globale senza barriere su misura per le Pmi. Nemmeno Alibaba fosse la World Trade Organisation. Non ha caso, Jack ha battezzato il suo progetto di trading globale “e-WTO”.
Parafrasando Clémenceau con il suo «la guerra è troppo importante per farla fare ai militari», l’uomo più ricco della Cina si è insomma convinto che la globalizzazione è qualcosa di troppo importante per lasciarla ai politici. «Penso che per i prossimi dieci o venti anni la globalizzazione debba essere guidata dagli imprenditori», ha dichiarato apertamente qualche settimana fa.
Il ragionamento di Jack tutto sommato non fa una grinza: se è vero che Alibaba nel 2035 fatturerà quanto il Pil di un’ipotetica quinta potenza economica mondiale, come arditamente stima lui stesso, è ora che gli imprenditori si levino la giacca e si mettano a fare i politici.
Ma se gli grattiamo via la patina da visionario, scopriamo che la globalizzazione immaginata dall’ex prof d’inglese è ben più calibrata e pragmatica di quanto sembri. Filantropica e inclusiva al punto giusto da non urtare la sensibilità del suo presidente, il cinese Xi Jinping, e dell’inquilino della Casa Bianca. Ma con un obiettivo ben preciso che si intravede in filigrana.
In realtà l’intero progetto “e-WTO” potrebbe risultare per Jack ben più concretamente redditizio di quanto appaia, sotto il velo romantico dell’imprenditore visionario. È infatti vero che in Cina Alibaba ha costruito un impero da 450 milioni di clienti che spazia dalla finanza alla sanità, dalle news all’entertainment. Ma è altrettanto vero che le rivali Baidu e Tencent si stanno rafforzando, soprattutto nell’online payment, nell’alimentare e nei media.
E visto allora che - dopo un’attesa di secoli - la Cina è tornata a essere una superpotenza planetaria, perché non cercare di conquistarlo pacificamente, il mondo? In fondo basta poco: visione, tenacia, un’inesauribile attività di lobby politica. E una piattaforma globale di trading per le Pmi.
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