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Bruxelles propone titoli pubblici per l’Eurozona

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Bruxelles propone titoli pubblici per l’Eurozona

Jean-Claude Juncker (Afp)
Jean-Claude Juncker (Afp)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES - La Commissione europea ha pubblicato oggi una relazione sul futuro dell'unione monetaria. Consapevole del fatto che rafforzare la moneta unica significa anche migliorare la convergenza tra le economie nazionali, oltre che trasferire poteri dalla periferia al centro, l'esecutivo comunitario ha presentato una serie di opzioni. Tra queste, al di là della nascita di nuovi titoli pubblici europei, c'è anche l'idea di condizionare l'uso dei fondi comunitari a nuove riforme economiche.

«L'euro è molto più di una moneta – ha detto il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis in una conferenza stampa qui a Bruxelles -. È nato come promessa di prosperità. Per mantenere questa promessa nei confronti delle future generazioni, abbiamo bisogno del coraggio politico di rafforzare e completare l'unione economica e monetaria». La relazione è uno di cinque rapporti sulla scia della decisione britannica di lasciare l'Unione.

Rapporto articolato in tre parti
Il rapporto (si veda l’anticipazione del Sole 24 Ore) si compone di tre grandi parti: la prima dedicata al completamento dell'unione bancaria; la seconda al futuro dell'unione di bilancio; e la terza alla trasparenza politica di un assetto istituzionale che ancora oggi è in transizione tra confederalismo e federalismo. Attenta alle idiosincrasie nazionale, Bruxelles non ha voluto essere (troppo) trasgressiva.

Assicurazione unica sui depositi entro il 2019
Sul fronte bancario, la Commissione sposa la tesi secondo la quale una condivisione dei rischi è possibile solo dopo una riduzione dei rischi. Ciò detto, sottolinea la necessità di «una strategia europea» per risolvere la questione dei crediti inesigibili. Nei fatti, si tratta di coordinare misure nazionali, non di creare ex novo uno strumento comunitario, come proposto all'inizio dell'anno da Andrea Enria, il presidente dell'Autorità bancaria europea (si veda Il Sole/24 Ore del 31 gennaio). Sempre sul versante creditizio, l'esecutivo comunitario propone di chiudere entro il 2019 il negoziato sulla creazione di una assicurazione unica dei depositi e di un paracadute pubblico da associare al Fondo europeo di risoluzione bancaria, finché questo non sarà stato completato con denaro privato. I due temi sono nodi difficili da sciogliere, e sono sul tavolo del Consiglio da tempo ormai. Sbloccarli richiede nuovi sforzi sul versante delle riduzione dei rischi bancari.

Fondi Ue vincolati a riforme
Sul fronte di bilancio, la Commissione europea propone di legare l'uso del bilancio comunitario all'adozione di riforme economiche per migliorare la convergenza tra le economie nazionali. Lo sguardo sembra essere rivolto soprattutto all'Italia, quando Bruxelles afferma nella sua relazione: «Il protratto rallentamento economico e la divergenza tra gli Stati membri sono il risultato di squilibri e debolezze pre-crisi». Il processo di convergenza verrebbe seguito passo passo, seguendo specifici criteri.

La proposta dei «safe assets»
L'idea è interessante perché metterla in pratica servirebbe ad accelerare la convergenza tra le economie e a promuovere un trasferimento di poteri dalla periferia al centro. Proprio questo secondo aspetto è propedeutico a qualsiasi mutualizzazione dei debiti pubblici. Consapevole quanto questo questo tema sia discusso, la Commissione propone nel frattempo una soluzione alternativa, e meno controversa: safe assets, ossia strumenti finanziari che associno i diversi titoli pubblici nazionali.

Sussidio europeo di disoccupazione
Bruxelles preme poi per l'adozione di meccanismi di stabilizzazione economica, come per esempio un sussidio europeo di disoccupazione. La Commissione precisa che verrebbero finanziati da contributi nazionali. Sul versante istituzionale, infine, l'esecutivo comunitario propone di trasformare il commissario agli affari monetari in presidente dell'Eurogruppo. Non è chiaro come verrebbe risolto il potenziale conflitto d'interesse tra due istituzioni che oggi hanno compiti diversi.

Il rapporto non vuole dettare la linea, ma piuttosto nutrire il dibattito, sulla scia di Brexit e di un rilancio del motore franco-tedesco, dopo l'elezione all'Eliseo di Emmanuel Macron. Diplomatici qui a Bruxelles non si aspettano che la discussione entri nel vivo a breve, ma solo dopo le elezioni tedesche di settembre. La sfida sarà trovare la sintesi tra le esigenze del Nord per un maggiore controllo del centro sulla periferia e le pressioni del Sud per una maggiore solidarietà tra i paesi membri.

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