È considerata una scelta prudente e tradizionale. L’opposto, insomma, di quelle alle quali Donald Trump ha abituato la politica nazionale e internazionale. L'annuncio, via tweet, del Presidente di aver deciso di nominare Chrstopher A. Wray nuovo direttore dell'Fbi riflette la delicatezza della posizione anche per una Casa Bianca prona ad agire con aggressività e lo sforzo di restituire credibilità alle sue strategie sulla sicurezza.
Il 52enne Wray è un veterano della professione legale, come procuratore e avvocato, e del Dipartimento della Giustizia. Alto funzionario del Ministero sotto George W. Bush, seguito da vicino e con incarichi di supervisione le ripercussioni degli attentati del 11 Settembre 2001, per poi diventare dal 2003 al 2005 responsabile della Criminal Division del Dipartimento, impegnata in indagini penali anche su truffe finanziarie.
Avviene non a caso alla vigilia della testimonianza del direttore cacciato da Trump, James Comey, alla Commissione intelligence del Senato, che potrebbe rivelarsi se non esplosiva almeno imbarazzante: Comey dovrebbe denunciare le pressioni fatte da Trump stesso per fermare le indagini sul Russiagate, lo scandalo delle interferenze di Mosca nelle elezioni americane e della possibile collusione di esponenti della campagna repubblicana. Il Presidente, dopo aver deciso di non cercare di bloccare la testimonianza di Comey in Parlamento invocando l'executive privilege, ha twittato all’ex direttore dell’Fbi «buona fortuna».
Sul Russiagate fra l’altro si sta consumando anche una rottura tra Trump e il suo ministro della Giustizia Jeff Sessions: il ministro ha offerto le dimissioni, finora non accettate, davanti alle crescenti critiche del Presidente per essersi fatto parte nell'inchiesta, a causa di incontri che aveva tenuto nascosti con l'ambasciatore di Mosca.
La scelta di Trump ha richiesto più tempo del previsto, rinviata dopo aver promesso di prenderla prima del suo viaggio internazionale in Europa e Medio Oriente di fine maggio. Alla fine ha però tentato di evitare di essere troppo controversa: non ha scelto un politico, temuto dagli agenti dell'Fbi per i rischi di influenze indebite, dopo aver considerato l'ex senatore democratico e indipendente Joe Lieberman e forse anche Rudolph Giuliani. Wray, che Trump ha definito uomo dalle «credenziali impeccabili», è un repubblicano ma non è noto per il suo impegno in politica. Anche se Wran ha difeso, da avvocato, l’alleato di Trump, il governatore del New Jersey Chris Christie, nello scandalo del Bridgegate.
Le controversie, inoltre, rimangono attorno a Trump e alle sue prese di posizione. Nelle stesse ore della nomina di Wray, si è distinto anche per la rivendicazione della rottura delle relazioni da parte dell'Arabia Saudita e di altri paesi del Golfo Persico con il Qatar, accusato di sostegno a estremisti e alla tv critica Al Jazeera e di troppa apertura all'Iran. Ha vantato che la decisione è frutto del suo recente viaggio. Peccato che il Pentagono abbia in Qatar la principale base militare nella regione e che la crisi possa avere un effetto destabilizzante nell’area e per la coalizione americana anti-terrorismo a detta di numerosi esponenti della stessa amministrazione statunitense.
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