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Trump licenzia il direttore dell’Fbi Comey tra shock e polemiche

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Trump licenzia il direttore dell’Fbi Comey tra shock e polemiche

NEW YORK - È stata una vera e propria bomba politica. La decisione di Donald Trump di licenziare in tronco il direttore dell'Fbi, James Comey, ha colto tutti di sorpresa. Repubblicani e democratici, e anche i vertici del Federal Bureau of Investigation sono sotto shock. E ha sollevato, soprattutto, lo spettro di gravi interferenze politiche nelle indagini aperte dalla grande agenzia indipendente di sicurezza americana, solo formalmente parte del Dipartimento della Giustizia. Perché se la ragione ufficiale addotta dalla Casa Bianca per la cacciata è la scorretta gestione dello scandalo delle e-mail di Hillary Clinton, che avrebbe minato la credibilità dell'istituzione, l’Fbi e Comey sono oggi impegnati in un'altra, ben più scottante e incompiuta inchiesta: quella per far luce su controversi rapporti e affari intercorsi tra la campagna di Trump e la Russia di Vladimir Putin, accusata di aver cercato di influenzare le elezioni americane a vantaggio del candidato repubblicano. Un’inchiesta che, se insabbiata, potrebbe far gridare a un nuovo Watergate.

La stessa lettera inviata da Trump a Comey per ordinargli di lasciare immediatamente il suo posto, venuta alla luce nella notte, è parsa ai critici una miscela di frasi bizzarre, non è chiaro se frutto di incompetenza e passi maldestri o se rivelatrici di manovre preoccupanti. Dopo aver comunicato al direttore che il suo incarico terminava immediatamente - e prima di sostenere che serve nuova leadership per restituire autorevolezza all’Fbi - Trump con un apparente non sequitur afferma: «Se apprezzo molto che lei mi abbia informato in tre occasione separate che io non sono sotto indagine, concordo con il giudizio del Dipartimento della Giustizia che lei non è in grado di guidare efficacemente l'agenzia». Il non sequitur è però solo apparente: il riferimento implicito di Trump è, in tutta evidenza, all'inchiesta sulla pista russa.

Le stranezze dell’intero gesto non finiscono qui. La notizia del licenziamento è filtrata prima che arrivasse la lettera, mentre Comey si trovava in visita alla sede di Los Angeles e con tutti i vertici dell'Fbi completamente all'oscuro, compreso il nuovo automatico direttore a interim, l'attuale vice di Comey, Andrew McCabe. È solo la seconda volta nella storia americana, stando agli storici, che un direttore dell'Fbi viene licenziato. E Comey era solo al terzo anno di un mandato di dieci anni cominciato sotto Barack Obama, con i mandati del direttore dell’Fbi che non coincidono volutamente con quelli presidenziali per rafforzarne ulteriormente l'indipendenza.

Il giudizio di irrevocabile sfiducia contro Comey prende inoltre ufficialmente le mosse da un affrettato rapporto compilato dal viceministro alla Giustizia Rod Rosenstein, coadiuvato dal Ministro Jeff Sessions, un fedelissimo di Trump costretto a ricusarsi da indagini sulla Russia per i suoi incontri sospetti con l'ambasciatore di Mosca a Washington. Rosenstein raccomanda la cacciata con un documento giudicato dagli esperti superficiale e che fa leva sulle rimostranze dei mass media e di tutte le parti politiche per la cattiva gestione dello scandalo sulle mail classificate che Clinton, da Segretario di Stato di Barack Obama, fece transitare sul proprio server personale e non sicuro. «Non posso difendere le sue azioni», ha scritto Rosenstein citando in particolare la decisione di Comey di tenere una insolita conferenza stampa per rivelare pubblicamente l’inchiesta sulla Clinton la scorsa estate e affermare che non avrebbe effettuato incriminazioni ma che il comportamento del leader democratico era stato «irresponsabile». Comey annunciò un ulteriore supplemento di indagini pochi giorni prima delle elezioni. Ma Trump finora aveva difeso proprio simili scelte anti-Clinton di Comey, scontrandosi invece di recente con il direttore dell’Fbi, oltre che sulla pista Russia, sulle accuse infondate mosse da Trump a Obama secondo le quali l’allora Presidente l’aveva fatto spiare. Comey, considerato un repubblicano moderato, ha smentito anche in una testimonianza congressuale che esistano prove di simili attività illegali.

Le circostanze del licenziamento di Comey hanno così diviso gli stessi repubblicani. Senatori influenti quali Richard Burr e John McCain hanno definito il momento della scelta come «preoccupante». Altri hanno invece difeso la decisione di Trump, denunciando Comey come ormai screditato dalle polemiche che lo perseguitano.

È però soprattutto tra l'opposizione democratica, in passato critica di Comey per il suo trattamento della Clinton ma oggi a suo favore per l’indipendenza mostrata da Trump, che il terremoto ha destato reazioni durissime. I democratici - ma anche parte della stampa, a cominciare dal New York Times - hanno citato l’eco di un nuovo Massacro del Sabato, quando cioè Richard Nixon cacciò un procuratore indipendente, Archibald Cox, e provocò le dimissioni del Segretario e del vicesegretario alla Giustizia, per bloccare l’inchiesta sullo scandalo Watergate nel 1973 che portò alla sua caduta. L'opposizione ha invocato la necessità di nominare subito uno “special prosecutor” per far luce sulla vicenda russa e sull'amministrazione Trump. Un incontro al vertice dei parlamentari democratici è stato convocato per oggi. E il leader di minoranza Chuck Schumer ha preannunciato un intervento in aula. Collaboratori dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, hanno intanto ricevuto ieri sera mandati di comparizione per i legami con Mosca, segno del continuo intensificarsi dell'inchiesta.

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