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L’Europa alza la guardia contro la concorrenza cinese

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L’Europa alza la guardia contro la concorrenza cinese

  • –dal nostro corrispondente
L’acciaio cinese. Laminati a freddo  in un impianto siderurgico  di Wuhan, capitale della provincia  di Hubei (Reuters)
L’acciaio cinese. Laminati a freddo in un impianto siderurgico di Wuhan, capitale della provincia di Hubei (Reuters)

Si è confermata ieri la nuova tendenza europea a rafforzare le difese commerciali contro la concorrenza sleale dei Paesi terzi, e in particolare della Cina. A due giorni da un vertice europeo nel quale i Ventotto vorranno cavalcare l’idea di “un commercio libero, ma equo”, il Parlamento europeo ha approvato la propria posizione sulla proposta della Commissione di riformare le misure di difesa commerciale. I deputati hanno voluto affilare ulteriormente le armi.

La commissione Commercio internazionale dell’assemblea parlamentare ha approvato un testo che introduce almeno tre cambiamenti alla proposta comunitaria. Le modifiche non stravolgono il provvedimento, ma chiaramente confermano una nuova tendenza. Importante in questo frangente è l’arrivo all’Eliseo del nuovo presidente francese Emmanuel Macron che in passato ha proposto l’impegno di Buy European nelle aste pubbliche a livello europeo.

La proposta comunitaria prevede una modifica del calcolo dei dazi anti-dumping. Ha come obiettivo di superare la dicotomia tra economia di mercato ed economia non di mercato, che finora ha segnato la politica commerciale europea. La decisione di cambiare metodologia è legata al fatto che la Cina dal 2016 può aspirare a essere considerata economia di mercato secondo le regole dell’Organizzazione mondiale del Commercio.

In questi mesi, l'industria europea ha espresso il timore che con il passaggio di categoria della Cina l'Unione potesse essere alla mercé della concorrenza sleale di Pechino. Il Parlamento ha quindi rafforzato le misure proposte dalla Commissione. Secondo il testo approvato in commissione con 33 voti a favore, tre voti contrari e due astensioni, l'assemblea chiede rassicurazioni sul fatto che i rapporti-paese attesi da Bruxelles siano accessibili entro 15 giorni dopo il voto finale sul provvedimento (e non come scritto erroneamente in una precedente versione di questo articolo entro il voto finale).

Inoltre, il Parlamento europeo ha meglio specificato le “significative distorsioni” alla concorrenza che possono permettere alle istituzioni comunitarie di adottare dazi eccezionali contro i prodotti del Paese esportatore. In questo senso, i parlamentari hanno voluto elencare cinque specifici criteri, tra i quali il ruolo del governo nell’allocazione delle risorse, o l’assenza/presenza di leggi nel campo dei fallimenti, del copyright intellettuale, o della proprietà.

Infine, i parlamentari hanno precisato che l’onere di provare le effettive distorsioni significative della concorrenza non può in alcun caso pesare sulle imprese europee, ma deve spettare nei fatti alla società esportatrice. Business Europe ha parlato di un «buon segnale». L’europarlamentare italiana Alessia Mosca (PD) ha commentato: «Se l’ampia maggioranza di oggi (ieri per chi legge, ndr) sarà confermata anche al voto in plenaria, il Parlamento potrà contare su una forte posizione negoziale».

Il testo passerà in plenaria in luglio. Successivamente, si aprirà il negoziato con il Consiglio, che in maggio si era accordato sulla sua posizione. A differenza che il Parlamento, i Ventotto non avevano modificato la proposta di Bruxelles quanto all’onere della prova. «L’auspicio dell’Italia è che Consiglio e Commissione prendano ora coscienza della necessità di non limitare i miglioramenti apportati dal Parlamento», ha detto ieri il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, soddisfatto dell’esito del voto.

Dal canto suo, un portavoce della Commissione ha definito il passaggio di ieri «un trampolino verso l’inizio delle discussioni con il Consiglio e il Parlamento in modo da avere la nuova metodologia in essere prima di fine anno». Proprio domani e dopodomani, intanto, i Ventotto vorranno ribadire in un summit a Bruxelles l’impegno al libero commercio, criticando il neoprotezionismo americano, ma sottolineando la necessità di un commercio equo.

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