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Cretu: «Legare fondi Ue a migranti? Sono contraria, ma…

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POLITICHE DI COESIONE

Cretu: «Legare fondi Ue a migranti? Sono contraria, ma parliamone»

Partita aperta e su più tavoli quella sui fondi strutturali disponibili dopo il 2020. Non solo Brexit. I tagli che ne deriveranno complicano un quadro già costellato da nuove sfide ed esigenze: dalla difesa comune alle politiche migratorie, all'antiterrorismo. Politica agricola e coesione rischiano, dunque, di pagare il dazio più pesante. A gestire il dossier, Corina Cretu, romena, 50 anni, Commissario europeo per la politica regionale.

Commissario Cretu, cosa ne pensa della proposta di legare l’erogazione dei fondi Ue al rispetto delle norme e dei regolamenti europei? In questo caso, i destinatari sono gli Stati dell'Est Europa.
È una questione sul tavolo. Ne discuteremo ancora per mesi. Io credo che la solidarietà debba essere una strada a doppio senso di marcia. Ma sono assolutamente contraria ad utilizzare gli stanziamenti che creano occupazione e sviluppo come strumento di punizione per alcuni Stati membri.
Naturalmente, lo stato di diritto deve essere rispettato e penso che gli Stati membri abbiano il dovere di rispettare i valori e gli accordi europei. Ritengo sbagliato, però, alimentare una contrapposizione tra Stati contribuenti e Stati beneficiari. Tra Ovest ed Est. Bisogna dialogare di più e meglio.

La partita dei fondi strutturali post 2020 è già iniziata. È ormai chiaro che ci saranno dei cambiamenti sostanziali. Quali sono i rischi e quali le prospettive?
Abbiamo appena iniziato a parlare del nuovo quadro finanziario. È chiaro che la politica sarà influenzata principalmente dagli esiti della Brexit, quindi dall’uscita della Gran Bretagna, e da altre sfide. Potremmo essere costretti a lottare per la politica di coesione, affinchè possa rimanere un pilastro della politica degli investimenti.
Proprio perchè i fondi possono diminuire bisogna pensare a creare sinergie intelligenti tra gli strumenti che già abbiamo, per aumentare l’effetto moltiplicatore che possono avere.

Perché i fondi regionali o di coesione (i fondi strutturali) e i fondi Efsi/Feis (Piano Juncker) dovrebbero creare sinergie, dato che hanno obiettivi molto diversi e una distribuzione geografica altrettanto diversa?
I due regolamenti, è vero, sono diversi. Ma durante la revisione del quadro finanziario pluriennale abbiamo già apportato alcune modifiche per rendere più facili sinergie e “dialogo” tra i due pilastri. E stiamo lavorando insieme per il dopo 2020: l’idea è di rendere tutto molto più semplice. Ad esempio, si possono creare delle piattaforme di investimento per aiutare uno specifico settore, in un Paese, magari rivolto alle Pmi,in cui i fondi strutturali potrebbero fornire parte del capitale, gli investitori privati un altro e magari gli Efsi/Feis potrebbe erogare prestiti convenienti a lungo termine.

Il problema è proprio che, sinora, i fondi Efsi/Feis del Piano Juncker non sono arrivati alle aree più coperte dai Fondi regionali e di coesione. Perchè ai privati non conviene investire in aree poco interessanti economicamente. Legando i 2 fondi non si rischia di fare arrivare i soldi più dove conviene e non dove invece serve?
Ma la sfida è proprio rendere più “attrattivo” per gli investitori privati entrare in aree e Paesi che sinora sono stati considerati troppo “rischiosi”. E ciò è possibile se diamo la possibilità ai privati di “allearsi” con i fondi Feis e con gli strumenti ella politica di coesione.

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