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La Bce smentisce la lettura dei mercati sulle parole di Draghi

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IL PRESUNTO TAPERING

La Bce smentisce la lettura dei mercati sulle parole di Draghi

Mario Draghi (a destra) con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire a un recente Eurogruppo (Ap)
Mario Draghi (a destra) con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire a un recente Eurogruppo (Ap)

DAL NOSTRO INVIATO
SINTRA - Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha evitato di tornare pubblicamente sul suo discorso di martedì che i mercati finanziari avevano interpretato come il segnale di un prossimo avvio della riduzione dello stimolo monetario, spingendo l'euro e i rendimenti dei titoli di Stato al rialzo. Ma il vicepresidente, Vitor Constancio, e diversi membri del consiglio sentiti dal Sole 24 Ore al forum annuale della Bce in Portogallo hanno prontamente smentito la lettura dei mercati finanziari e sostenuto che Draghi è stato male intepretato. Questo ha contribuito a ridimensionare il rialzo dell'euro e dei tassi di mercato.

Carney fa balzare la sterlina
Quasi contemporaneamente, dallo stesso forum di Sintra, nuova volatilità è stata provocata dal governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, il quale, indicando che i tassi ufficiali in Gran Bretagna potrebbero salire in presenza di una ripresa degli investimenti, ha fatto balzare la sterlina e contribuito alla caduta della Borsa di Londra (qui il cambio con l’euro).

Reazione dei mercati incomprensibile
Le parole di Draghi, ha osservato Constancio al canale televisivo Cnbc, sono «totalmente in linea» con l'attuale atteggiamento della politica monetaria. La reazione dei mercati, secondo il numero due della Bce, è difficile da comprendere. Gli investitori hanno deciso di enfatizzare la parte del discorso di Draghi che esprimeva fiducia sia nel miglioramento della ripresa, sia nell'efficacia dell'azione della Bce, e che «le forze della deflazione sono state sostituite da quelle della reflazione».
Nel suo intervento, tuttavia, il banchiere centrale italiano aveva sottolineato altri due aspetti, come hanno ricordato le fonti del consiglio della Bce. Il primo è la necessità di «persistere» nella politica monetaria accomodante. L'inflazione di maggio era all'1,4%, quindi ancora lontana dall'obiettivo di stare «sotto, ma vicino al 2%» e quella di giugno, la cui stima preliminare verrà pubblicata venerdì, scenderà probabilmente all'1,2%, un'ipotesi avvalorata dal dato italiano appena pubblicato, anch'esso all'1,2 e inferiore alle attese.

Draghi aveva insistito anche sulla «prudenza» nel modificare la politica monetaria e la necessità di procedere con gradualità e «accompagnare la ripresa». Aveva inoltre rilevato che anche gli aggiustamenti dei parametri degli interventi della Bce, in una fase in cui l'economia migliora e quindi rende la politica monetaria più accomodante, saranno indirizzati a mantenere invariato lo stimolo e non a una restrizione, un passaggio sottolineato da diverse fonti della Bce.

Indicazioni a settembre
Al momento, è probabile che, come già ci si aspettava, la Bce dia indicazioni sui suoi prossimi passi alla riunione di consiglio di settembre, quando disporrà anche delle nuove previsioni macroeconomiche, o a ottobre. E che la riduzione graduale dello stimolo, il tapering del Qe, cioè degli acquisti di titoli, possa avvenire da gennaio in poi. Fino ad allora, il Qe proseguirà al ritmo di 60 miliardi di euro al mese. Un eventuale rialzo dei tassi d'interesse, secondo le indicazioni fornite finora dalla Bce, avverrà solo dopo la fine degli acquisti. Come quasi sempre avviene prima di una decisione importante del consiglio, ai comitati tecnici verrà probabilmente assegnato il compito di studiare tutte le opzioni.

Nel suo intervento conclusivo del forum - il cui tema stesso su “investimento e crescita” era orientato a una riflessione su quello che possono fare altri attori della politica economica nel momento in cui l'azione delle banche centrali ha raggiunto i propri limiti – Draghi ha notato che la politica monetaria non deve essere sovraccaricata. In un panel con Carney, e i governatori di Giappone, Canada e Israele, ha ammesso che una fonte di incertezza può essere il diverso stadio della ripresa nelle varie aree, quindi la diversa posizione delle politiche monetarie, ma è apparso scettico sulla possibilità di coordinamento. Il capo della Bce ha anche rilevato che cominciano a esserci segni di un aumento degli investimenti, finora carenti nell'eurozona, e di contare che il miglioramento dell'economia porti a incrementi ciclici di produttività.

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