Al di là degli strappi dei mercati, avvenuti nei giorni scorsi, per le parole, all'inizio mal interpretate, di Mario Draghi, la stima flash Eurostat di inflazione annuale, nuovamente in calo all'1,3%, dà piena ragione alla prudenza della Bce nell'indicare il quando e il come del ritiro dalla lunga fase di espansione monetaria forzata. Continua, questa volta al ribasso, l'andamento dell'inflazione a “dente di sega” mese dopo mese: il tasso di crescita dei prezzi nella zona euro è salito ad aprile un decimale di punto dalla fatidica soglia del 2%, cioè 1,9%. In perfetta linea con il mandato Bce di assicurare un tasso di inflazione vicino ma sotto il 2% nel medio termine. Ecco il problema: è durato un solo mese, visto che in tre mesi sono stati persi sei decimali di punto percentuale.
Ciò conferma la fondatezza della linea Draghi nel pilotaggio della politica monetaria dalla fase ultraespansiva avviata dal 2015 alla cosiddetta “normalizzazione”. I tempi saranno più lunghi di quanto atteso. Non è un caso che le ultime proiezioni macroeconomiche degli esperti Eurosistema anticipino un aumento dell'inflazione dallo 0,2% nel 2016 all'1,5% quest'anno, all’1,3% nel 2018 e all'1,6% nel 2019. Cioè livelli inferiori a quanto previsto in precedenza.
Sulla questione inflazione e politica monetaria è intervenuta in un convegno Sabine Lautenschlaeger, membro del consiglio direttivo della Bce, auspicando un ritorno alla normalità non appena le condizioni lo consentano. «La debolezza dell'economia e la bassa inflazione - ha detto Lautenschlaeger - hanno obbligato la Bce a seguire una politica monetaria molto accomodante. Questo include l'uso di strumenti non convenzionali, come l'acquisto di titoli. Considero comunque imperativo che la politica monetaria ritorni alla normalità appena questo possa essere giustificato». Ed ha aggiunto: «la politica monetaria insolitamente accomodante non ha solo gli effetti a cui è destinata, ma anche effetti secondari indesiderati. Tra le altre cose aumenta il rischio di bolle dei prezzi degli asset».
In questo contesto, ha proseguito la banchiera centrale, «la politica monetaria deve adeguarsi al momento giusto, ovvero non appena l'inflazione si trova su un percorso stabile verso l'obiettivo che abbiamo fissato. Per questo guardiamo allo sviluppo dell'inflazione nel medio termine e non a movimenti temporanei in una direzione o l'altra. Anche se finora non si vede un trend stabile, è importante che ci prepariamo a tempi diversi perchè esistono ragioni per essere ottimisti». Lautenschlaeger ha anche sottolineato il ruolo «chiaramente definito» della Bce, ovvero «la salvaguardia della stabilità dei prezzi: nel medio termine l'inflazione deve collocarsi sotto ma vicina al 2%».
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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