DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI -«Dobbiamo disintossicare la Francia dalla dipendenza nei confronti della spesa pubblica». È questo l'ambizioso obiettivo, ai confini della missione impossibile, che il premier Edouard Philippe, scelto da Emmanuel Macron nei ranghi della destra, ha affidato a se stesso e al proprio Governo nel discorso di politica generale sul quale ha chiesto ieri (e ottenuto con l'attesa, larghissima maggioranza di 370 voti su 577) la fiducia alla Camera.
«Stiamo ballando sull’orlo del vulcano»
«Quest'anno – ha ricordato Philippe citando i risultati dell'audit realizzato dalla Corte dei conti, secondo il quale in assenza di correttivi Parigi chiuderebbe il 2017 con un deficit al 3,2% del Pil, rispetto al previsto 2,8% – ci ritroviamo con otto miliardi di spesa non finanziati. Abbiamo un debito che sfiora il 100% del Pil, a 2.147 miliardi. Per il cui rifinanziamento spendiamo ogni anno 42 miliardi. Stiamo ballando sull'orlo del vulcano. Un aumento dell'1% dei tassi sarebbe disastroso. E in caso di nuova crisi finanziaria non avremmo i margini di manovra per affrontarla. Eppure continuiamo a spendere. Se la Germania registra 98 euro di uscite ogni 100 di entrate, noi ne spendiamo 125 ogni 117 incassati».
Tutti hanno fatto sacrifici tranne la Francia
«Dopo la crisi – ha aggiunto il premier – tutti hanno fatto degli sforzi, dei sacrifici. Tutti tranne la Francia. Tutti hanno stabilizzato la spesa pubblica, o addirittura l'hanno ridotta. Tutti tranne la Francia». Questo andazzo deve finire, ha in sostanza detto Philippe. «Nel 2018 – ha annunciato – la spesa pubblica, al netto dell'inflazione, rimarrà invariata rispetto al 2017. Ed entro il 2022, cioè la fine del mandato presidenziale, scenderà del 3 per cento». Passando dall'attuale 56,4% del Pil a poco più del 53 per cento.
Stop all’aumento della massa salariale nel pubblico
Per riuscirci, il Governo «bloccherà l'aumento della massa salariale del settore pubblico, che rappresenta un quarto della spesa complessiva, rivedrà l'insieme delle politiche pubbliche cercando ovunque recuperi di efficienza e rimetterà in discussione la stessa azione pubblica, smettendo di fare quello che altri riescono a fare meglio e a costi inferiori».
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