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Meno deputati, più referendum. Macron apre alla Sesta Repubblica

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discorso alle camere riunite

Meno deputati, più referendum. Macron apre alla Sesta Repubblica

Il presidente francese Macron prima del discorso alle Camere riuntite (AFP)
Il presidente francese Macron prima del discorso alle Camere riuntite (AFP)

PARIGI. Dal nostro corrispondente
Con un discorso di un'ora e mezza davanti alle due Camere riunite eccezionalmente a Congresso a Versailles, il presidente Emmanuel Macron ha tracciato oggi pomeriggio le grandi linee del “cambiamento profondo”, della “trasformazione”, della “rivoluzione” che intende realizzare in Francia durante i cinque anni del proprio mandato. Si tratta in parte di conferme rispetto a quanto contenuto nel programma elettorale e in parte di misure nuove, con un'attenzione particolare alle riforme istituzionali. Le quali, se realizzate, darebbero sostanzialmente vita a una “Sesta Repubblica”, a un sistema di funzionamento delle istituzioni, in particolare quelle parlamentari, radicalmente rinnovato.

Macron ha insistito a lungo sul tema dell'efficacia, della “cultura dei risultati”. Lamentando “l'eccesso di proliferazione legislativa” e “i tempi esageratamente lunghi” delle procedure parlamentari, ha annunciato l'intenzione di ridurre di un terzo il numero di deputati (oggi 577) e dei senatori (348), in modo da aumentare l'efficienza delle due Camere. Prevedendo inoltre il ricorso ai decreti (come avverrà peraltro con la riforma del diritto del lavoro) e la possibilità che leggi di minore importanza ottengano il via libera in commissione, senza neppure approdare in aula. Ogni nuovo provvedimento sarà inoltre soggetto a una valutazione dopo due anni per capire se davvero è stato utile.

Il presidente ha poi confermato l'intenzione di inserire “una dose di proporzionale”, non precisata, nel sistema elettorale attuale (maggioritario a doppio turno) “affinché tutte le sensibilità del Paese siano correttamente rappresentate”. Ha ribadito lo stop al cumulo dei mandati e alla loro reiterazione (dovrebbero essere al massimo tre). E una rapida abolizione della Corte suprema della Repubblica, “perché i francesi non capiscono come mai solo per i ministri esista una giurisdizione speciale”.

Sul fronte della giustizia, Macron ha anche spiegato che ci sarà “un'accentuazione dell'indipendenza della magistratura”. In particolare assegnando al Csm, l'autogoverno delle toghe, un parere vincolante sulle nomine.

Tutte riforme che Macron intende realizzare “entro un anno”. Approfittando dell'occasione per lanciare un avvertimento al Parlamento: “Faremo questi cambiamenti insieme a voi e con il vostro disco verde. Ma se e quando servirà, mi rivolgerò direttamente ai francesi con il ricorso al referendum”.

Pur ribadendo che “la Francia rispetterà gli impegni che ha preso”, il presidente non è entrato nel merito di alcuni temi altamente problematici com'è quello dei conti pubblici e delle misure necessarie a rispettare il tetto del 3% del deficit (che in assenza di correttivi, secondo la Corte dei conti sta viaggiando al ritmo del 3,2%). Di questo si occuperà domani il premier Edouard Philippe nel discorso che precederà il voto di fiducia al Governo.

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